Salvi e Bindi, una coppia di fatto impossibile

Che l'obiettivo di approvare un provvedimento sulle unioni civili condiviso da tutte le componenti della coalizione sia arduo da raggiungere è cosa nota. E una conferma è giunta ieri da Palazzo Madama, dove la Commissione Giustizia ha dato il via alla discussione generale su ben cinque ddl in materia presentati da altrettanti esponenti del centrosinistra. Un incontro che ha visto su posizioni opposte il ministro per la Famiglia Rosy Bindi (che ha presenziato per tutta la giornata ai lavori) e il presidente della commissione Cesare Salvi, schierato al fianco del ministro delle Pari opportunità e sua collega di partito Barbara Pollastrini, quest'ultima tesa a fornire un riconoscimento pieno e pubblico delle unioni civili, paragonabile in tutto e per tutto alla legislazione vigente in Francia, dove è stato coniato il termine Pacs. Ed è proprio a una mediazione tra queste due linee che è chiamato a intervenire l'esecutivo teoricamente entro la fine del mese, ma molti elementi inducono a pensare che un eventuale punto di equilibrio richiederà maggior tempo, se è vero che, sempre nella seduta di ieri, si è assistito a uno scontro tra il ministro Bindi e il presidente Salvi anche su una questione ritenuta scevra da complicazioni, come quella della scelta del cognome per i figli. La «Babele» in materia del centrosinistra si è rivelata non appena Salvi ha concluso la propria sintetica relazione sui ddl all'ordine del giorno. Il ministro Bindi, parlando coi giornalisti presenti, ha subito tenuto a precisare che «ci sono sicuramente delle diverse sensibilità, che sono molto importanti», aggiungendo che «comunque il punto d'incontro è stato già individuato nel programma, con il quale ci siamo presentati all'elettorato e abbiamo vinto le elezioni. Questo dice che non ci sarà un riconoscimento delle unioni civili in quanto tali, ma solo un riconoscimento dei diritti e delle prerogative delle persone che fanno parte delle unioni civili». Una tesi che contrasta nettamente con quella della sinistra radicale, ma anche della sinistra riformista, come rivendica Salvi, sottolineando la scelta di anticipare il dibattito sui Pacs rispetto alle scadenza inizialmente prefissate a Palazzo Madama: «Si tratta di una materia eminentemente parlamentare. C'è una buona base di confronto. Adesso bisogna dare all'Italia uno strumento che consenta di offrire alle coppie anche omosessuali un riconoscimento. Basta togliersi gli occhiali dell'ideologia per capire che è giusto». Intanto, alla vigilia del vertice di Governo di Caserta, persiste l'incertezza sulla discussione della questione dei Pacs, come si evince dalle dichiarazioni del ministro Bindi e della capogruppo ulivista al Senato Anna Finocchiaro, entrambi non sicure di tale eventualità.