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Dibattito su Medioriente e Israele

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«Sì è vero, in questo momento la discussione tra noi è accesa». Non nega nulla l'assessore alla cultura della comunità ebraica romana, Luca Zevi, organizzatore dell'iniziativa, ma sul confronto che sta animando in questi giorni gli ebrei romani riguardo l'invito, il prossimo 23 gennaio, al ministro degli Esteri per un dibattito sul «Problema Israele» la comunità romana si divide. Punto di partenza è il libro di Luca Riccardi «Diplomazia italiana e Pci di fronte allo stato ebraico, 1948-1973». «Il mio invito - spiega Zevi - è stato accettato dal ministro. Il dibattito quella sera potrebbe essere piuttosto animato, visti i diversi punti di vista tra D'Alema e le comunità ebraiche sulla questione israelo-palestinese e il conflitto in Libano. Quello a D'Alema - è un invito al confronto e non è in nessun modo un avallo o un consenso alle posizioni che il ministro ha espresso e da me spesso non condivise. Ma non si può rinunciare al dialogo con un governo che ha favorito la risoluzione Onu per una forza di pace in Libano». Ma il problema non è sulla presenza di D'Alema afferma lo storico Giorgio Israel: «Il problema è un altro semmai - sottolinea - come si può pensare di mettere in piedi un dibattito senza un intellettuale che possa bilanciare il dialogo, serviva uno storico. Si parlerà d'Israele e del Pci ecco serviva qualcun altro tra gli oratori, un ebreo o un israeliano, così mi sembra più un comizio, un incontro viziato, di certo non ci metterò piede». E in campo scende anche il vicepresidente e portavoce della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: «Ci confrontiamo con chiunque e lo faremo anche con il ministro D'Alema che rappresenta sul conflitto mediorientale una posizione decisamente pregiudizievole nei confronti dello politica dei governi di Israele. È evidente - dice Pacifici - che se da un lato le intenzioni di Zevi erano quelle di circoscrivere al tema e al periodo specifico del libro, non è evitabile che la serata possa affrontare i temi sul conflitto d'oggi. E su questo alcune esternazioni del nostro ministro degli esteri non hanno trovato un'ampia giustificazione, come quella degli ebrei democratici italiani, come quella di addossare le colpe ad Israele del conflitto interno tra Hamas e Fatah o di quello tra il leader di Hezbollah Nasrallah e il primo ministro libanese Siniora». Pacifici dice poi di aspettarsi un chiarimento anche su una recente intervista all'Espresso in cui D'Alema «faceva riferimento a lobbies ristrette del nostro paese che impediscono un sereno giudizio sul conflitto medio orientale. Confidiamo - aggiunge - che l'opportunità di questa serata, voluta anche dal presidente della comunità Paserman, possa sciogliere quelli che, nonostante tutto, vogliamo pensare siano fraintendimenti. Spero infine che il nostro ministro possa una volta per tutte smettere di lamentarsi di fantomatiche accuse d'antisemitismo che nessuno all'interno della leadership comunitarie non solo ha mai pronunciato ma neanche mai pensato». Si preannunciano giorni di polemiche.

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