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Il ministro del Lavoro Damiano: «Per cambiare le pensioni non ci sono date ultimative»

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Al vertice bisognerà scegliere le priorità e le risorse da destinare alle riforme». Il ministro del Lavoro Cesare Damiano si tira fuori dalla discussione sull'accelerazione o meno della fase delle riforme e va dritto al sodo: «Ditemi su quante risorse posso contare e i tempi per attuare le riforme dello stato sociale e io andrò avanti». Nessun vincolo quindi di date («il 31 marzo non deve essere un termine ultimativo») e nessuna frenesia di fare in fretta. Quanto alle prospettive del vertice di Caserta si dice ottimista: «Ci sono tutte le premesse per fare una discussione sui contenuti. Non sarà un'operazione di immagine». Damiano quindi anticipa a Il Tempo i punti che sottoporrà alla discussione del summit di governo. Esclude la formula «riforma delle pensioni» a cui preferisce quella di «manutenzione». La vigilia del vertice di Caserta è scandita dalle polemiche tra coloro che vorrebbero avviare subito le riforme e chi invece vorrebbe diluirle nell'arco di tutta la legislatura. Lei tra chi si colloca? «Tra nessuno di questi due schieramenti. Io sono un uomo concreto. Già nella Finanziaria c'è un'impronta chiaramente riformista che va valorizzata. Sono stati aggrediti tre punti fondamentali: quello di rendere più forte la scelta del governo sui percorsi di stabilizzazione del lavoro. Vedremo i risultati nel 2007 con le nuove assunzioni e potremo apprezzare l'impatto che lo sconto fiscale alle imprese sul costo del lavoro produrrà per le assunzioni a tempo indeterminato. Per il lavoro nero il pacchetto sicurezza ha già prodotto risultati in particolare sull'edilizia. Sono state introdotte norme che consentono di sospendere i cantieri con il lavoro nero. L'Inail ci dice che in due mesi 36 mila lavoratori sono emersi dal nero e l'Inps segnala che i contributi previdenziali del settore sono aumentati del 4%. Ecco i primi risultati concreti. Infine la stabilizzazione del lavoro. Tutti questi sono segni di una iniziativa riformista che con gradualità e concretezza affronta i temi che stanno a cuore alle famiglie. Questa azione continuerà e la troveremo nell'agenda del governo che Caserta dovrà definire». Ci sarà una fase due anche sui temi del lavoro e della previdenza? «Queste espressioni non mi appassionano, a me interessano i risultati. La nostra azione riformatrice avrà un'ulteriore accelerazione dopo la Finanziaria. Sui temi del lavoro apriremo un tavolo di concertazione che affronterà tutte le normative del mercato del lavoro, dai contratti a termine al part time, alla legge Biagi per introdurre nella discussione una novità fondamentale: nuovi ammortizzatori sociali che daranno una risposta concreta nel momento del non lavoro soprattutto a chi ha un lavoro discontinuo o a chi lo perde. Sarà un altro modo per estendere una rete di tutele equiparabile a quello che succede in altri Paesi europei. Sono riforme che costano». E per le pensioni? È sicuro di riuscire a mandare in porto una riforma? «Più che riforma preferisco parlare di manutenzione del sistema pensionistico. Le riforme sono state già fatte nel '92-'95 e '97 e hanno cambiato profondamente il sistema che è diventato un modello per l'Europa. È stato introdotto il sistema contributivo, equiparato i pubblici e i privati e sono stati risparmiati dal '96 al 2000 oltre 200.000 miliardi di vecchie lire». Da Caserta uscirà un'agenda delle prossime riforme con le priorità e i tempi? «Io me lo auguro. Io chiedo da tempo per il 2007 una forte regia politica che decida quali tavoli aprire e su quali contenuti. È evidente che dovremo affrontare tematiche come le pensioni, il mercato del lavoro, la produttività, la pubblica amministrazione che sono argomenti tra loro separati ma collegati da un filo comune che richiede una regia e una scelta di priorità anche al fine di destinare le risorse per sostenere questi interventi». Cosa dirà a Caserta? «Credo di avere un'idea chiara e definita di quella che dovrebbe essere l'azione di g

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