Chiti accelera: «Riforma entro l'anno». Mussi lo stoppa subito: «Con calma, con calma»
Mentre proseguono le trattative tra i Poli per trovare una possibile intesa sul sistema elettorale, la Quercia comincia a mostrare i primi segnali di cedimento. E la cosa è abbastanza curiosa visto che l'uomo incaricato da Romano Prodi di trovare una mediazione tra maggioranza e opposizione su questo delicato tema è proprio Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento e, incidentalmente, esponente diessino. Come a dire, prima di preoccuparsi degli altri, forse sarebbe giusto dare un'occhiata in casa propria. Non solo, ma proprio la Quercia è finita da giorni nel mirino dei «cespugli» dell'Unione, accusata di cercare a tutti i costi un «inciucio» con Forza Italia. Un'analisi che, però, non sembra tener conto delle diverse posizioni che si registrano all'interno del partito. Così, ad esempio, se Chiti accelera, ecco arrivare puntuale la «frenata» della Sinistra Ds. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento si ferma a parlare con i giornalisti in Transatlantico, traccia un breve bilancio delle trattative, poi indica la tempistica: «Mi sembra che i tempi siano chiari. La riforma va fatta entro un anno e questo significa che il Parlamento fa la legge e non il referendum». A qualche chilometro di distanza, nel Residence di Ripetta, la Sinistra Ds è riunita per un convegno sul futuro dell'azione di governo (titolo: «Dopo la Finanziaria, una legislatura per cambiare l'Italia»). Il ministro dell'Università Fabio Mussi, leader della minoranza interna al partito viene circondato dai giornalisti. Gli vengono riferite le parole di Chiti e la risposta è piuttosto eloquente: «Con calma, con calma...». «Certo - ammette Mussi - è una questione che ha la sua importanza. Ma non sono convinto che, se si esce da qui e si va al bar, si senta la gente che parla tutta della legge elettorale». Ma il Residence di Ripetta è lo scenario di un altro battibecco elettorale tra diessini. Stavolta il protagonista è, manco a dirlo, il segretario Piero Fassino. Il leader Ds prende la parola davanti alla platea e parte all'attacco. «Si è avviata una iniziativa referendaria - ricorda - non sollecitata dal centrosinistra ma che è in campo e sta maturando una scelta dei principali partiti della Cdl di assumere i referendum come strumento della battaglia politica per accorciare la legislatura». «Davanti a questa strategia - aggiunge - dobbiamo prendere un'iniziativa». Dal palco Cesare Salvi dice la sua: «Davanti alla strategia della Cdl dobbiamo dire che è sbagliato». Fassino si stizzisce e replica freddo: «Dobbiamo prendere una iniziativa ed inviterei Salvi a fare meno ironia visto che era nella Bicamerale». «Proprio per questo...» ribatte sornione Salvi. Non è finita qui, visto che quando Fassino è ormai andato via per registrare la trasmissione televisiva Otto e mezzo, tocca a Fabio Mussi togliersi un sassolino dalla scarpa. «Il referendum è una trappola? - chiede il ministro citando il segretario - uno dei modi per non cadere nella trappola era evitare che membri della segreteria Ds entrassero nel comitato promotore». E la platea si scioglie in un applauso. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che le minoranze Ds stiano usando la legge elettorale per mettere in crisi il segretario Fassino, ma il dato resta. Anche perché lunedì Gavino Angius, un altro esponente della Quercia, aveva già lanciato l'allarme: «Quella sulla legge elettorale è una discussione foriera di nuove divisioni e rotture». Non sbagliava.