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Baffino lascia solo il segretario a replicare alle accuse di Nicola Rossi

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Dopo lo strappo della tessera ora anche il megafono del lungo intervento sul Corriere della Sera. Una circonstanziata accusa che l'autorevole economista Nicola Rossi rivolge ai leader della maggioranza che non sanno portare avanti un progetto riformista credibile. Uno strale di fuoco che è piombato nel bel mezzo dei preparativi del vertice di Caserta e mentre il segretario Ds Piero Fassino sta spendendo tutto se stesso per far partire proprio dal summit campano la fase delle riforme. Non è stato quindi difficile per Fassino interpretare le accuse di Rossi come un attacco soprattutto ai Ds. Ma, secondo voci maliziose, ad accrescere l'irritazione di Piero Fassino sarebbe il silenzio che finora c'è stato da parte di Massimo D'Alema sulla vicenda delle dimissioni di Rossi, un economista che era particolarmente legato al presidente Ds, tant'è che ne fu consigliere a Palazzo Chigi. «Questa vicenda sta ricadendo tutta sulle spalle di Fassino, ma nessuno che sia andato a chiedere il parere di D'Alema...», è la critica che si sente in alcuni ambienti della maggioranza fassiniana. Non solo. Alcuni malevoli hanno anche azzardato l'ipotesi che a consigliare la mossa di Rossi sia stato proprio D'Alema. Intanto i rappresentanti della terza mozione, quella guidata da Giuseppe Caldarola e Gavino Angius, sull'onda del caso Rossi si preparano a dare battaglia alla prossima riunione della direzione della Quercia che dovrebbe tenersi entro la fine del mese. Insomma lo strappo di Rossi potrebbe trasformarsi in un cuneo piantato dentro i Ds con il rischio di pericolose spaccature. Basta scorrere le dichiarazioni piovute a raffica. Per Fabio Mussi «l'analisi del declino, se non addirittura della vera e propria crisi, dei partiti è totalmente condivisibile. A cominciare dalla sua disamina di come si sta procedendo alla creazione del cosiddetto Partito democratico». Non è condivisibile invece «il progetto e le prospettive che Rossi indica sulla base di questa sua analisi politica. Mi sembrano infatti intrise di un mercantilismo spinto e per me inaccettabile». Condivisione anche dal deputato diessino Giuseppe Caldarola. «La denuncia di Nicola Rossi non può passare sotto silenzio. Nella sua critica c'è il racconto drammatico e veritiero della crisi della politica e della crisi del riformismo a sinistra. Mette sotto accusa la classe dirigente della sinistra impuntando un deficit di riformismo che io considero condivisibile». Per l'ex direttore dell'Unità «in un partito normale quando personalità come Nicola Rossi decidono di andarsene l'unica cosa che non si può fare è far prevalere il silenzio sperando che l'effetto mediatico si spenga rapidamente». E Gianni Cuperlo (Ds-Ulivo): «acceleriamo la costruzione del Partito Democratico».

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