di LAURA DELLA PASQUA IL MINISTRO dell'Economia appare sempre più come una presenza ingombrante per il centrosinistra.
Ecco il monito lanciato sulle colonne del Corriere della Sera che nelle se intenzioni dovrebbe tracciare il percorso da seguire e costituire il materiale utile su cui discutere al vertice di Caserta. Ma questa sua intenzione cade nel vuoto o meglio è accolta dal silenzio «assordante» dei colleghi di governo e dalla maggioranza. Nessuno raccoglie la sfida lanciata da Padoa Schioppa, non una voce si leva dal centrosinistra a supportare le tesi del ministro dell'Economia. Sempre ieri su un altro quotidiano Fassino ha rilanciato il tema delle riforme come via obbligata per dare nuova linfa alla legislatura. E sulle sue parole è un diluvio di reazioni. Che sia stato già fischiato il fuorigioco per Padoa Schioppa? Chiosa qualche osservatore dentro la maggioranza. Scenari e ipotesi a parte, sta di fatto che i fendenti inferti a varie categorie, magistrati compresi, responsabili del decadimento economico italiano, hanno lasciato fredda la maggioranza. Solo dal Guardasigilli Mastella arriva l'auspicio a «una sorta di piccola rivoluzione copernicana nel mondo della giustizia, evitando languidi tramonti, e favorendo la possibilità di velocizzare i tempi della giustizia che a volte appare lentissima e a volte molto distante da quelle che sono le esigenze dei cittadini». Il silenzio della maggioranza è stato avvertito dalla Cdl. Il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione definisce le dichiarazioni di Padoa come «il ruggito impotente dei riformisti». Per Buttiglione, il ministro dell'Economia «forse per rimediare agli effetti devastanti della decisione di Nicola Rossi, che segna la fine del riformismo di sinistra, enuncia un programma praticamente irrealizzabile con questa maggioranza politica». «Con ogni probabilità nemmeno se ne parlerà a Caserta, perchè anche solo la sua enunciazione porterebbe alla caduta del governo Prodi -aggiunge l'esponente centrista- La verità è che è sbagliata questa formula politica, e che le riforme in Italia si fanno sempre quando c'è l'alleanza tra il centro moderato e la sinistra riformista. Questa alleanza nel governo non c'è: è sostituita tra una impossibile alleanza tra sinistra riformista e sinistra alternativa». Dall'opposizione arrivano anche critiche. «Ciò che il ministro scrive, contrasta con ciò che fa: che è l'unica cosa che conta» afferma Benedetto Della Vedova, Presidente dei Riformatori Liberali e deputato di Forza Italia. «Il Ministro Padoa Schioppa gioca oggi con il suo doppio, l'omonimo (ex) editorialista del Corriere della Sera. Quest'ultimo tuona contro l'Italia delle rendite tema ben sviluppato senza manierismi nel recente libro di Geminello Alvi e, con argomentazioni in buona misura condivisibili, analizza alcune tra le principali cause della mancata crescita italiana. Tutto bene? No, assolutamente no. Il doppio che sta al Ministero dell'Economia,infatti, ha appena varato una finanziaria tutta fatta di tasse e spesa pubblica, che costituiscono un formidabile moltiplicatore delle rendite e delle aree di non-mercato e di non-competitività. Si appresta ad assunzioni massicce nella Pubblica Amministrazione senza concorso, a concedere aumenti agli statali senza alcun riferimento alla produttività, tanto meno a quella individuale», conclude Della Vedova. Di «sdoppiamento» parla anche Erminia Mazzoni, vicesegretario dell'Udc che si chiede se Padoa «stia tardivamente ritrovando il senso di responsabilità o soffra di sdoppiamento della personalità». La centrista ricorda poi che la Manovra «è gravata dai costi delle tante rendite di posizione».