di GIULIO STRADA DOPO le polemiche sulla Finanziaria, dopo essersi inimicato tutto il Paese e aver scatenato ...
Questa volta la sua arma non è l'aumento delle tasse ma le critiche ad alcune categorie che secondo lui sono colpevoli dell'arretratezza del Paese. Basta con l'Italia «delle rendite» e dei «troppi privilegi». Occorre ritrovare «l'ambizione nazionale» e non avera paura di assumere anche «decisioni impopolari». Ha il tono grave e il piglio del monito la lettera scritta al Corriere della Sera dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Il responsabile della politica economica del governo punta l'indice su quei settori che, secondo lui, frenerebbero lo sviluppo economico e sociale del Paese. Perchè non solo vivono di rendite di posizione ma sono insofferenti all'aggiornamento e non brillano per grande impegno sul posto di lavoro. «Si ritornerà alla crescita -scrive il ministro- solo se all'ansia della rincorsa che ci ha sospinti per annisubentrerà quale spirito animatore, una ambizione nazionale. Desiderio di eccellere come paese, fiducia nelle sue forze sguardo lungo». Nello spazio di due generazioni, sottolinea Padoa-Schioppa, «gli italiani hanno realizzato per merito loro e di chi li ha governati una delle più profonde trasformazioni della loro storia. La trasformazione è andata di pari passo con la crescita economica che per 5 decenni è stata superiore a quella dell'Europa in cui ci integravamo». Ma ormai da circa dieci anni «l'ansia della rincorsa non basta più quale propulsore della società italiana», spiega il ministro. Quali le cauese? «I pochi investimenti, la poca ricerca, la poca flessibilità nel lavoro, la poca fiducia, la poca voglia di eccellere, la paura di cambiare e il rifiuto del rischio». Il ministro si sofferma poi su alcune situazioni limite che cita come esempi di quell'Italia che vive di posizioni consolidate che non vuole rimettere in discussione: «Abbiamo -sottolinea- rallentato la capacità di crescere e troppi si aggrappano alla rendita. La differenza stessa tra produzione e rendita talvolta ci sfugge». Come nel caso del giovane «che si definisce imprenditore mentre sta consumando l'avviamento dell'impresa di famiglia»; o quella «del titolare di cattedra che da anni non fa ricerca, non pubblica, non c'è per gli studenti»; come quella «del contratto di lavoro inflessibile». E che dire dei «due mesi l'anno di vacanza per i magistrati»; «i due giorni la settimana di servizio per i piloti d'aereo», e via dicendo. Vi è comunque un'Italia «della produzione, del rischio, dell'eccellenza, che non si rassegna» ma se questa «non prenderà il sopravvento - avverte il ministro - l'Italia ridiventa un Paese povero», «povero soprattutto di prospettive, di fiducia, di stima di sè». «Nel Paese si respira aspirazione a perseguire l'eccellenza, ma dipende da chi governa animare e valorizzare queste forze» -conclude Padoa Schioppa - e «chi governa deve essere oggi guidato da una ambizione sul futuro del Paese».