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E il vicepremier ora ricuce con Marco Pannella

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Ma Marco Pannella, ancora debole dopo undici giorni di sciopero della fame (quello della sete l'ha interrotto tre giorni fa), non rinuncia a raggiungere il Colosseo, illuminato a festa a sostegno della sua battaglia contro la pena di morte. Il leader radicale arriva davanti all'Anfiteatro Flavio con rinnovato ottimismo, dopo avere incassato l'apprezzamento del vicepremier Massimo D'Alema per la sua iniziativa nonviolenta. Il titolare degli Esteri, appena tornato da un viaggio diplomatico in Sudamerica, ha voluto infatti incontrare subito il leader radicale, che nei giorni scorsi gli aveva indirettamente addossato la colpa del fallimento della moratoria all'Onu nel '99, quando era presidente del Consiglio. Ma l'incidente sembra dimenticato e D'Alema, alla fine di un colloquio a Palazzo Chigi durato una ventina di minuti, sottolinea la «convergenza di vedute» sull'opportunità di mobilitare prima di tutto i partner europei per avere la certezza dell'approvazione della moratoria alle Nazioni Unite. Pannella lascia Palazzo Chigi a piedi, accompagnato dai fedelissimi che non l'hanno mai lasciato solo durante il digiuno e il ricovero. Lungo il percorso per arrivare al Colosseo in molti lo riconoscono e gli gridano frasi di incoraggiamento. Raggiunge i compagni radicali verso le sette di sera, visibilmente provato ma felice, gli occhi lucidi e i pugni chiusi a stringere lo striscione di «Nessuno Tocchi Caino». Nel pomeriggio la sua presenza era ancora incerta, perché i medici, dopo aver acconsentito a farlo uscire, gli avevano raccomandato comunque di stare a riposo, per evitare di incorrere di nuovo in complicanze gravi, come il blocco renale di qualche giorno fa, che lo hanno costretto a desistere almeno dallo sciopero della sete.

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