di GIANNI DI CAPUA ROMANO Prodi frena.
Quest'ultimo, titolare del dicastero per i Rapporti con il Parlamento, sta infatti procedendo a una serie di consultazioni sul nuovo sistema di legge elettorale e la settimana prossima incontrerà anche il partito di Berlusconi che potrebbe subordinare l'ok alla nuova riforma alla promessa di nuove elezioni. Tuttavia Prodi, conversando a Bologna con i cronisti, precisa: «Le riforme elettorali e le riforme costituzionali si fanno soltanto se c'è un largo accordo, l'incarico dato al ministro Chiti di sentire tutti i partiti è proprio per essere coerenti con questa linea. Quella di Amato è un'intelligente riflessione, però il governo ha dato l'incarico a Chiti di fare un'esplorazione». Il presidente del Consiglio vuole anche rimarcare una certa consonanza con il titolare del viminale: «Ho parlato lungamente con Amato oggi ma il ministro Chiti farà un'esplorazione con tutti i partiti dell'arco costituzionale, giovedì vedrà anche Forza Italia, e solo alla fine di questa consultazione ci orienteremo su come procedere riguardo alla riforma della legge elettorale». Quindi il premier lasciato intendere che del tema se ne parlerà, ma solo in seconda battuta, nel prossimo vertice di Caserta, per il quale ha già coniato lo slogan: «Sviluppo, sviluppo, sviluppo». Silvio Berlusconi non ha commentato ufficialmente ma parlando con alcuni esponenti di Forza Italia ha valutato molto positivamente le parole di Amato soprattutto perché spaccano ulteriormente la sinistra e ridimensionano le ambizioni dell'Udc di porsi come interlocutore della maggioranza. Per Berlusconi quella di Amato è una «apertura importante» e «di buon senso». Innanzitutto, è stato il ragionamento dell'ex premier, perché finalmente riconosce che il leader di FI è un interlocutore indispensabile in qualsiasi confronto fra maggioranza e opposizione. Una mossa, ha poi aggiunto il Cavaliere, doppiamente positiva: in primo luogo, infatti, «spiazza» Romano Prodi e chi nell'Unione rifiuta qualsiasi confronto con FI. Prova ne è - avrebbe osservato - la reazione stizzita di molti esponenti del centrosinistra che hanno immediatamente bocciato la proposta di Amato, e dello stesso premier che di fatto chiede al ministro degli Interni di lasciare a Vannino Chiti il compito di occuparsi di queste cose. Ma l'apertura del «dottor Sottile», è stato il seguito del ragionamento di Berlusconi, «spiazza» anche Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc, infatti, da tempo cerca di smarcarsi dagli altri alleati e proprio sulla legge elettorale ha fatto capire di poter avviare una trattativa autonoma con la maggioranza. Il riconoscimento di Amato, è la conclusione dell'ex premier con i suoi, taglia le gambe a qualsiasi iniziativa che volesse escludere FI dalla partita. E infatti proprio l'Udc rimandava, seppur con garbo, al mittente la proposta con Francesco Pionati: «Rispettiamo la proposta di Amato - afferma - ma la consideriamo inopportuna». Nel campo della maggioranza se Francesco Rutelli prendeva tempo («Ne parleremo nella riunione di Caserta»), l'Ulivo usa toni soft con il vicecapogruppo alla Camera, la fassiniana Marina Sereni, più decisi con il prodiano Franco Monaco, ma entrambe non danno speranza alla proposta del responsabile del Viminale. Nessuna chance l'ipotesi di Amato la riceve da Pdci e Verdi. «L'Unione ha il dovere di elaborare una nuova legge elettorale e sulla base di questa cercare la massima convergenza con la Cdl» sottolineava il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.