NEL 1999 l'allora premier Massimo D'Alema ostacolò la battaglia contro la pena di morte, che aveva la ...
È la tesi che sostiene Marco Pannella in un lungo collegamento con Radio Radicale ieri mattina, prima di lasciare la sua casa per essere ricoverato in un ospedale romano. «Cosa ci dice oggi l'ambasciatore Fulci? - si chiede il leader radicale - Che nel '99 avevamo vinto. Poi, all'ultimo momento giunge da Bruxelles l'ordine di mollare, di cedere a un piccolo ricatto per paura di Singapore e si ritira tutto quanto. Se il presidente fosse stato Prodi, forse ce la facevamo. Ho detto forse. Ma il presidente era D'Alema». In difesa di D'Alema è intervenuto al Tg2 Lamberto Dini, all'epoca ministro degli Esteri, che definisce «infondata» la tesi di Pannella perchè «fu la Gran Bretagna a mettersi di traverso per non andare contro la posizione degli Stati Uniti». «Credo che Pannella - ha aggiunto Dini - usi queste dichiarazioni per stimolare il governo a fare ancora di più, ma dietro lo stop del '99 non c'era davvero D'Alema». E l'iniziativa di Marco Pannella, sciopero della fame e della sete che ormai dura da otto giorni, tesa ad ottenere una moratoria internazionale della pena di merte preoccupa seriamente i medici. Ieri Pannella davanti ai sanitari che iniziavano a parlere di «possibili danni irreversibili ai reni» ha accettato di farsi ricoverare. La sua iniziativa ha suscitato reazioni di diverso segno. Amnesty International ha fatto un passo indietro rispetto alla sua iniziativa. Ed Elisabetta Zamparutti, tesoriera dell'associazione «Nessuno tocchi Caino» al portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha così risposto : «Ad Amnesty che afferma oggi di voler lavorare insieme per l'abolizione chiedo allora di sostenere subito l'iniziativa non violenta di Marco Pannella per una moratoria Onu delle esecuzioni capitali e di farlo ovunque abbiano delle sedi». «In questi anni - ha aggiunto Zamparutti - Amnesty International ha osteggiato presso le capitali europee, e non solo, l'iniziativa volta ad ottenere dall'assemblea generale dell'Onu una moratoria universale delle esecuzioni capitali. Dal 2003 non ci è stato dato modo, nonostante nostre ripetute richieste, di confrontarci sui dati, le previsioni di voto, le strategie con il Segretariato di Londra». Il presidente dei deputati della Rosa nel Pugno, Roberto Villett, sostiene invece che «arrivare alla presentazione e al voto di una risoluzione in sede Onu per la moratoria della pena di morte è un impegno che deriva da una decisione parlamentare e al quale il governo non si può e non si deve sottrarre invocando come alibi il consenso dell'Unione Europa». Il deputato dell'Ulivo Franco Monaco invece afferma che «secondo qualche voce bizzarra, la ricerca del consenso europeo non sarebbe essenziale. Deve invece starci più a cuore il risultato che non la testimonianza o il nobile gesto». «Con tutto il rispetto per il digiuno di Pannella, ai fini del risultato è più efficace - ha aggiunto Monaco - il concorde sostegno dei Paesi europei che governo e diplomazia italiani stanno pazientemente costruendo. Anche perchè non possiamo permetterci un'altra bocciatura. Di qui il dovere - conclude il parlamentare - di coniugare sollecitudine e determinazione con sagacia politica». La senatrice, Laura Bianconi, capogruppo di Forza Italia in commissione Igiene e Sanità, definiscedi cattivo gusto lo sciopero della fame di Pannella per protestare contro la pena di morte solo a pochi giorni dall'uccisione di Piergiorgio Welby. La sostanziale differenza tra noi e loro - conclude - è la nostra coesione sui temi etici e soprattutto in difesa della vita in ogni momento e condizione».