La doppia strategia del Cavaliere Attacca ma cerca anche un accordo
È questo il pensiero fisso che agita Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ancora in Sardegna per godersi gli ultimi giorni di riposo, ha già pronta la strategia che, da qui ai prossimi mesi, potrebbe finalmente costringere il Professore a lasciare Palazzo Chigi. Vista la difficoltà di assestare la famosa «spallata» parlamentare, il leader azzurro ha deciso di spostare altrove i termini della sfida. Anzitutto, è la sua convinzione, occorre politicizzare il più possibile il voto amministrativo di primavera. Per questo, nei prossimi mesi, il Cavaliere cercherà in tutti i modi di mettere in evidenza le menzogne dell'esecutivo. Parlerà, denuncerà, andrà all'attacco ogni volta che ce ne sarà bisogno. In questo modo l'appuntamento elettorale si trasformerà in quello che alcuni esponenti di Forza Italia definiscono già una «prima decisiva battaglia campale». Un risultato negativo della maggioranza alle amministrative, però, potrebbe non bastare per scalzare Prodi dalla poltrona di Presidente del Consiglio. Berlusconi ne è consapevole per questo sta giocando la vera partita su un altro tavolo: quello della riforma della legge elettorale. Non a caso uno dei consiglieri del Cavaliere, don Gianni Baget Bozzo, proprio parlando di legge elettorale, ha evocato in questi giorni, tracciando un parallelismo, «il patto della crostata». Cioè l'accordo segreto siglato da Ds, Fi, An e Ppi nel 1997 che doveva portare ad una nuova legge elettorale maggioritaria di coalizione a doppio turno. A quasi dieci anni di distanza Berlusconi ci riprova, sfruttando l'arma del dialogo per spaccare la maggioranza e mettere in un angolo Romano Prodi. «La nostra posizione - spiega un deputato azzurro - è chiara. Noi vogliamo trovare un accordo sulla legge elettorale ma, se qualcuno cerca di scavalcarci, sposeremo in massa il referendum e allora saranno guai». E il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi è ancora più netto. «Ascolteremo le proposte di modifica e poi decideremo - spiega -, ma non accetteremo passi indietro rispetto al bipolarismo». A questo punto l'intenzione del Cavaliere, spiegano a via dell'Umiltà, è duplice. Da un lato occorre frenare l'«esuberanza» dell'Udc che vorrebbe accreditarsi come interlocutore e spinge per un sistema proporzionale. Dall'altro bisogna convincere Ds e Margherita che un accordo tra i partiti maggiori delle due coalizioni è possibile. «Se si trovasse un'intesa sulla legge elettorale - spiega un altro azzurro vicino al Cavaliere - Ds e Dl non avrebbero più alcun motivo per rimanere fedeli a Prodi e, a quel punto, potrebbe nascere un governo di larghe intese che porterebbe il Paese a nuove elezioni». Insomma è presto per dirlo, ma una riedizione del «patto della crostata» non sembra essere un'utopia, almeno nei piani di Berlusconi che, comunque, ha sempre pronta un'arma di riserva qualora qualcosa andasse storto: il referendum. A quel punto infatti, se FI decidesse di cavalcare la consultazione popolare, Ds e Margherita non potrebbero più tergiversare e sarebbero costretti a fare una scelta di campo. Non a caso il Cavaliere ha voluto e ottenuto che alcuni deputati azzurri a lui particolarmente vicini sostenessero il comitato promotore. Nel frattempo, sul fronte opposto, mentre la Quercia resta a guardare, dalla Margherita arrivano segnali distensivi. Così il coordinatore Dl Antonello Soro, in un editoriale pubblicato sul numero di Europa oggi in edicola scrive: «Non si può ragionevolmente immaginare che la maggioranza prima definisca un suo testo e poi chieda, con graziosa concessione, all'opposizione di adeguarsi». «Noi pensiamo che - aggiunge - sia necessario consolidare il sistema bipolare per regolare la democrazia dell'alternanza». Sarà un caso, ma i punti di contatto tra Bondi e Soro sono già molti.