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Due bimbi muoiono impiccati emulando Saddam

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È accaduto domenica, in Texas, ad un bimbo di dieci anni, e il primo gennaio ad un altro piccolo di nove, in Pakistan. I genitori del bambino americano hanno dichiarato che il figlio stava cercando di imitare l'esecuzione di Saddam Hussein. Sergio Pelico, questo il suo nome, è stato trovato morto domenica nella camera da letto del suo appartamento di Webster, poco lontano da Houston. La madre ha detto alla polizia che poco prima suo figlio aveva visto in tv il video con l'impiccagione di Saddam. Stessa sorte per un bambino pachistano di 9 anni. Il piccolo è morto nel tentativo di imitare, con l'aiuto della sorella più grande di lui di un anno, l'impiccagione dell'ex rais, di cui avevano visto il filmato. È accaduto il primo dell'anno in un villaggio del distretto di Rahim Yar Khan. La vittima si chiamava Mubashar Ali. In tutti e due i casi gli investigatoro sono del parere che si sia trattato dell'epilogo di un gioco tragico. Nessuno dei due, ritengono, aveva l'intenzione di togliersi la vita. E intanto in Iraq è stato rinviato l'appuntamento col boia per Barzan al Tikriti e Awad al Bandar, condannati a morte nel processo che ha già portato al patibolo Saddam Hussein: «A causa di pressioni internazionali» l'esecuzione è stata «posticipata», ha detto una fonte anonima. Un deputato sciita vicino al premier, Baha al Araji, ha però detto che si tratta solo di pochi giorni, perchè l'impiccagione dei due ex gerarchi avverrà comunque, domenica. Affinchè la pena capitale per i due condannati venga sospesa è apertamente scesa in campo anche l'Onu: l'Alto commissario per i diritti umani Louise Arbour ha rivolto un appello a Baghdad e in particolare al presidente Jalal Talabani. Ma come ha ricordato Sami al Askari, uno dei consiglieri del premier Nuri al Maliki, «nessuno può fermare l'applicazione delle condanne pronunciate dal Tribunale speciale, il cui statuto precisa che neanche il presidente o il premier hanno il diritto di commutare le sentenze». Pertanto, ha specificato alla Bbc il deputato, che fa parte della corrente sadrista, «non ci sono pressioni che possano fermare le esecuzioni». Dopo l'ondata di indignazione suscitata in Iraq e nel mondo intero dalle immagini registrate nella camera della morte di Saddam Hussein con un telefonino e diffuse via Internet, il governo di Baghdad ha cercato di correre ai ripari. I presunti responsabili delle riprese «amatoriali» non autorizzate sono stati arrestati e saranno «severamente puniti», ha fatto sapere l'ufficio del premier, mentre alcuni collaboratori dello stesso primo ministro hanno rilasciato interviste cercando di gettare acqua sul fuoco. «Al Maliki temeva che le pressioni internazionali avrebbero ritardato l'esecuzione di Saddam Hussein la cui sorveglianza negli ultimi giorni era stata molto allentata», ha detto ancora al Araji ad al Iraqiya Tv, lasciando intendere che si temeva che il condannato potesse evadere. Un altro dei consiglieri del premier, responsabile per la sicurezza nazionale, Moaffaq al Rubei, ha dal canto suo sostenuto che non è affatto vero che prima di morire sulla forca l'ex rais sia stato insultato: «Dov'è l'umiliazione? le urla delle persone presenti? Lui ha risposto e non vedo alcuna umiliazione», ha detto parlando alla Cnn e riconoscendo di fatto anche che qualcuno ha danzato davanti al cadavere, subito dopo l'impiccagione. Ma solo perchè «è una tradizione degli iracheni, che così esprimono i loro sentimenti». Nessun commento è stato invece diffuso sul fatto che dall'apertura della botola il condannato, appeso alla forca, è rimasto in vita per quasi un minuto, contrariamente a quanto aveva detto lo stesso al Rubei, secondo cui la morte aveva colto Saddam Hussein «in un batter d'occhio».

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