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Fiori: «Agganciamole agli adeguamenti degli stipendi»

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È la proposta di Publio Fiori, segretario nazionale di Rifondazione Dc. «Sono oltre 17 milioni i cittadini che vedono diminuire ogni giorno il potere d'acquisto del loro trattamento economico di quiescenza e ampliarsi il divario con i livelli degli stipendi e dei salari dei loro colleghi che continuano a lavorare — ha spiegato Publio Fiori — Ciò accade perché non si estendono ai pensionati i miglioramenti che ogni anno vengono riconosciuti ai lavoratori mediante le contrattazioni nazionali e aziendali». «È il problema della perequazione, dell'aggancio alle retribuzioni o, forse, più propriamente, dell'adeguamento delle pensioni — prosegue Publio Fiori — perché il recupero dell'inflazione previsto dalla legge è del tutto insufficiente a garantire ai pensionati quel potere di acquisto che gli articoli 36 e 38 della Costituzione richiedono per assicurare "una esistenza libera e dignitosa". Se, infatti, la pensione è, come ha più volte ribadito la Corte Costituzionale, "una retribuzione differita nel tempo" è indispensabile che abbia lo stesso andamento di stipendi e salari, in modo da mantenere inalterato il proprio potere d'acquisto. Ma, oggi, ciò non avviene. Sono convinto che questa sia la più importante tra le questioni sociali del momento e credo che il Governo e il Parlamento la debbano affrontare subito, nell'ambito della legge di riforma del sistema pensionistico che dovrebbe andare in discussione nei prossimi giorni. «I sindacati — conclude Publio Fiori — da parte loro non possono continuare ad organizzare con i pensionati solo grandi manifestazioni di protesta, senza mai porsi il problema di portare al tavolo delle trattative (sia per la nuova legge che per i rinnovi contrattuali) la perdita del potere d'acquisto delle pensioni e la necessità di un automatico adeguamento. So bene che si tratta di costi elevati. Ma a parte ogni possibile gradualità, quando ci si trova davanti a una così grave e drammatica questione sociale si deve trovare il coraggio di scelte forti». Sulla partita della previdenza è inervenuto anche il presidente della Covip, Luigi Scimia: «Per i giovani — ha commentato — la pensione integrativa è ormai sostitutiva rispetto a quella tradizionale e sarà indispensabile per avere una serena vecchiaia. Chi ha cominciato a lavorare da poco, nel 2040 prenderà il 46-47% dell'ultimo salario. E un lavoratore autonomo il 27-28%. Come si fa a vivere con una pensione così se non c'è un'integrazione?». L'obiettivo della riforma, che prevede la possibilità per i lavoratori di trasferire il Tfr in un fondo pensione, è quello di garantire con la previdenza integrativa circa il 20% del reddito che, spiega ancora Scimia, aggiunto al 47% delle pensioni tradizionali permetterà di vivere serenamente anche dopo l'uscita dal mondo del lavoro.

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