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L'addio di Nicola Rossi

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E i Ds perdono l'economista

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Un imbarazzo Piero Fassino è costretto ad arrampicarsi sugli specchi. Non c'è dubbio che la decisione di Nicola Rossi, l'economista di punta dei Ds, di abbandonare il partito ha davvero squassato il Botteghino. L'ex consigliere economico di D'Alema quando questi era a Palazzo Chigi ha scelto di non non rinnovare più la tessera del partito dei Ds. E lo ha annunciato in una lettera indirizzata proprio al segretario della Quercia, perché «sul terreno riformista la sinistra ha esaurito tutte le energie». Sono parole pesanti quelle dell'economista liberal: «Nulla di traumatico - spiega Rossi nella lettera - ma semplicemente la constatazione che il rapporto fra me e i Democratici di sinistra è oggi, più che altro, improntato se non ad una sostanziale estraneità quantomeno ad una evidente distanza. Distanza di cui è forse arrivato il momento di prendere anche formalmente atto». «Non sono poche le occasioni - prosegue il deputato - in cui le mie opinioni sono fonte di visibile imbarazzo per i Democratici di Sinistra e, sia detto con altrettanta franchezza, non sono poche le situazioni in cui sono io a sentirmi a disagio per le posizioni assunte dai Democratici di Sinistra». Rossi ha detto che resterà comunque nel gruppo dell'Ulivo della Camera. Immediata la reazione di Fassino: «Non vedo davvero ragioni- afferma il segretario della Quercia - per cui Rossi debba lasciare il nostro partito, non solo perché in nessun momento le posizioni di Nicola Rossi ci hanno creato imbarazzo, ma soprattutto perché i Ds sono impegnati ogni giorno ad affermare nell'azione di governo un chiaro profilo riformista con proposte e idee a cui anche Nicola Rossi ha concorso con la sua passione e competenza». «C'è una ragione in più del mio rammarico: Nicola Rossi - conclude Fassino - sa quanto me che una politica di riforme deve fare i conti con ostacoli e resistenze, certamente non addebitabili ai Ds, e che possono essere superate solo se coloro i quali credono nel riformismo, anzichè separarsi, rafforzano ancora di più la loro unità e la propria determinazione». Molto amareggiato anche Giuseppe Caldarola. Il deputato Ds dice: «Sono un amico personale di Nicola Rossi, non sono sorpreso della sua decisione. Non condivido, per ora, la sua scelta, ma condivido le sue ragioni». «Sono molto rammaricato - aggiunge - Rossi pone problemi che sono veri sulla fisionomia riformista della sinistra». E Nicola Latorre insiste: «Al profilo riformista i Ds non hanno mai rinunciato e anzi ne hanno rilanciato le ragioni, sia durante la discussione della Finanziaria, sia dopo la sua approvazione. Naturalmente, facciamo parte di un governo di coalizione e su ogni questione occorre cercare le necessarie convergenze avendo come riferimento il programma di governo che abbiamo condiviso tutti insieme».

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