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Il neosegretario: «Lavoriamo contro la pena di morte»

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Il neosegretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite Ban Ki Moon fa dietrofront e corregge il tiro sulla pena capitale, come ha tenuto a precisare la sua portavoce Michele Montas. Allo stesso tempo, Ban «si rende conto che sarà un processo lungo» perché all'Onu sono rappresentati 192 paesi «che su questo argomento non sono d'accordo». La precisazione della portavoce del segretario generale ha fatto seguito a dichiarazioni dello stesso Ban Ki Moon che due giorni fa, commentando l'esecuzione di Saddam Hussein, aveva detto che l'Onu è contro la pena di morte ma che su questa materia «la decisione spetta a ciascuno degli stati membri». Nei giorni passati, c'era stato grande risalto sulla stampa americana e britannica alle dichiarazioni del nuovo segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon che, riferendosi all'esecuzione di Saddam Hussein, aveva sostenuto che «la questione della pena di morte è di pertinenza di ogni singolo Stato». Una dichiarazione che marca le distanze dalla politica perseguita finora dal suo predecessore Kofi Annan, fermamente contrario alla pena capitale. Durissimo il commento del Times, che ha titolato: «La gaffe su Saddam del nuovo capo dell'Onu nel primo giorno di incarico. Non è chiaro - ha sottolineato il quotidiano britannico - se Ban semplicemente non fosse a conoscenza della politica dell'Onu o se non sia d'accordo con questa ma la sua portavoce, la giornalista haitiana Michele Montas, ha insistito che non c'è alcun cambiamento nonostante quella che ha definito "una sfumatura"». Resta il fatto che l'ex ministro degli Esteri della Corea del Sud - Paese nel quale la pena di morte è in vigore - «non ha mai citato il bando dell'Onu sulla pena di morte in tutti i suoi tribunali internazionali e il diritto alla vita previsto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall'Assemblea generale nel 1948», come ha osservato il Times. E circa la risoluzione per la moratoria sulla pena di morte che il Paese presenterà entrando nel Consiglio di sicurezza, il Presidente della Repubblica Napolitano ha commentato con un «bel biglietto da visita per l'Italia che entra nel Consiglio di sicurezza - ha commentato - «Un gesto molto significativo, una scelta coerente con la tradizione italiana, che affonda le sue radici nella Costituzione. Coerente anche con un comune impegno europeo: tutti gli Stati membri dell'Unione Europea, senza nessuna eccezione, di fronte all'esecuzione di Saddam Hussein, ovviamente indipendentemente dal giudizio sul personaggio, hanno ribadito la contrarietà rispetto all'esecuzione capitale». Ma anche dal fronte europeo sono arrivate le prime precisazioni, visto che l'Ue ha sempre sollevato la questione sul versante degli Stati Uniti. E non si esclude che il presidente della commissione Ue Josè Manuel Barroso non lo faccia di nuovo nel confronto di lunedì prossimo col presidente Bush: a dirlo è stato Emma Udwin, portavoce del commissario Ue alle Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner. A puntare i riflettori sulla situazione della pena di morte inflitta ai minori è stata l'organizzazione «Save the Children», per la difesa e promozione dei diritti dei bambini che, nell'esprimere apprezzamento per la richiesta inoltrata dal Governo italiano alle Nazioni Unite di riaprire il fascicolo sulla moratoria universale delle pene capitali, ricorda che tra le recenti condanne a morte alcune hanno riguardato minori, in aperto contrasto con quanto stabilito, tra l'altro, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza all'articolo 37.

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