«Dati gravissimi, accusa da rovesciare»
Ma il premier Romano Prodi non ci sta: «I dati con cui siamo entrati al governo del Paese erano e sono gravissimi, un fabbisogno estremamente elevato». E ancora: «Mi pongo un problema molto più serio: se questo è seguire il consiglio del Capo dello Stato di avere un dibattito politico serio, finalmente, in questo Paese. I conti che abbiamo trovato e le situazioni delle Ferrovie, dell'Anas e di Sviluppo Italia tendono già da sole a dimostrare come quest'accusa sia infondata e vada anche rovesciata». Anche il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa attacca e risponde nel merito: altro che coi fiocchi, dice, quella lasciata da Berlusconi è «un'eredità pesante». Con il puntiglio del tecnico, il ministro dell'Economia snocciola punto per punto il lascito berlusconiano: «Procedura per deficit eccessivo con la Comunità Europea, un abbassamento del rating, della valutazione di due agenzie internazionali, un debito pubblico che aveva ricominciato a crescere». «Questa è la situazione da cui siamo partiti - rintuzza Padoa-Schioppa - e credo che ci vorranno ancora alcuni anni per poter dire che il risanamento dei conti pubblici è cosa compiuta». Debiti, casse dello Stato vuote, maggiori entrate: sono mesi che le due coalizioni si rimpallano l'onere e l'onore dei risultati della finanza pubblica. Stavolta dal centrosinistra è levata di scudi. Non ha dubbi il viceministro Vincenzo Visco: «Lo stato dei conti pubblici lasciato da Tremonti era al limite del disastro». Per il Dl Renzo Lusetti «è ridicolo che proprio Berlusconi vesta i panni del moralizzatore», mentre sceglie l'ironia il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: «Dopo il governo Berlusconi coi fiocchi c'era solo il deficit». Rende pan per focaccia un altro ministro del governo Prodi, Giulio Santagata: «Quello che questo governo ha trovato in agenzie come Sviluppo Italia o al Cipe si commenta da solo. Da alcuni mesi stiamo cercando di ripulire tutto questo dopo 5 anni di gestione dei conti pubblici non solo clientelare ma anche sconsiderata». E, buon ultimo, arriva in soccorso anche Franco Monaco, il prodiano per eccellenza. che la butta sull'ironico rendendo un omaggio alla «grandezza di Berlusconi», affermando che il presidente di Forza Italia «non fa una piega nel rappresentare il mondo alla rovescia: la riduzione del fabbisogno, ora che governa l'Unione, è tutto merito suo». Mentre «per converso, lui non c'entra nulla, ma è chiaramente responsabilità dell'Unione avere ricevuto in eredità un paese in coda a tutte le classifiche europee e con tutti gli indicatori economici di segno negativo (crescita zero, spesa pubblica fuori controllo, deficit e debito schizzati in sù, azzeramento dell'avanzo primario)». Per Monaco: in queste parole «c'è una logica: lui è il bene, noi il male; lui è eterno ed eternamente artefice del bene e di esso soltanto». Si spinge oltre la segretaria dell'Ugl Renata Polverini: « «Al di là della polemica su chi ha vinto e chi ha perso, il dato sui conti pubblici ci dice che dopo l'assolutismo del risanamento, è giunto il tempo di impegnarsi anche per l'equità e la crescita».