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Pecoraro il giapponese, è l'unico rimasto con il Prof

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O forse - tanto per essere più crudi - è l'unico topo che non scappa dalla nave che affonda. O più semplicemente - essendo napoletano - ha ritoccato un vecchio motto partenopeo: invece del tradizionale «chiagne e fotte», Alfonso Pecoraro Scanio ha scelto la linea del «nun chiagne e fotte lo stesso». Il ministro dell'Ambiente e leader del Verdi, infatti, è ormai l'unico capo partito del centrosinistra che non è sceso in piazza contro il suo stesso governo (come hanno fatto Fassino e Diliberto), non lo ha denunciato ai magistrati, non si è dissociato, non ha chiesto fasi due, tre, quattro. E soprattutto, non ha mai attaccato Prodi. Ormai i Verdi sono il partito più prodiano che c'è. Forse lo sono persino più di Prodi. E il Professore? Ricambia? Be', si direbbe proprio di sì, se nella conferenza stampa di fine anno, il 27 dicembre, ha citato l'ambiente come seconda priorità per il 2007. E al terzo posto ha messo un tema connesso, il risparmio dell'energia. Ricambia il premier, ricambia, e l'ultimo giorno dell'anno ha difeso Pecoraro Scanio dalle ire di Di Pietro. Ha ricambiato, il presidente del Consiglio, anche con la Finanziaria: il ministro dell'Ambiente ha portato a casa il taglio, per esempio, degli investimenti per il ponte sullo Stretto di Messina e si è preso una parte dei fondi per la difesa del suolo, che significa aprire cantieri, avviare lavori, infrastrutture. Ha avuto l'aumento dei fondi per il protocollo di Kyoto (quello secondo il quale bisogna abbassare le emissioni di gas serra), gli incentivi per chi sceglie di lasciare l'automobile in garage e di andare con l'autobus, gli aiuti alle biodiversità. E poi tante piccole misure «che fanno il totale», direbbe Totò: aiuti per ridurre e razionalizzare i consumi di energia elettrica o per costruire case che non disperdano calore; incentivi per chi vuole installare i pannelli solari. Nun chiagne e fotte, Pecoraro. Parla poco e incassa. Il contrario del Pecoraro al suo primo mandato, nel 2000, quando divenne ministro per le Politiche Agricole. E finì per inondare i giornali di mele annurche, confessioni sulla bisessualità, attacchi al Vaticano sul gay pride. Ora la «conversione». È lontano il tempo in cui l'ambientalista andava distribuendo preservativi il giorno di Pasqua fuori dalle chiese; ora si è tenuto a debita distanza dai suoi ex compagni radicali sul caso Welby (pur prendendo posizione contro l'accanimento terapeutico). Sarà perché un sondaggio della rivista centrista Formiche accreditava i Verdi come il secondo partito con più elettorato cattolico, dopo l'Udc, ovviamente. «Per noi votano i cattolici democratici - spiega il ministro - quelli per il divorzio, a favore dei Pacs e per le unioni civili». Ma perché questa conversione prodiana? Pecoraro Scanio fa ricorso alla diplomazia: «Da quando siamo al governo facciamo parlare i fatti, noi siamo tra quelli che hanno scommesso sulla durata di Prodi e siamo convinti che non serva a nulla differenziarsi a tutti i costi. Chi fa questi ragionamenti pensa di recuperare consenso a destra, ma finisce per farci perdere i voti di quelli che hanno scelto il centrosinistra, che invece chiedono unità». La svolta del Sole che ride parte da lontano. Dal 24 luglio 2004, subito dopo le Europee, quando al congresso - all'Auditorium del Massimo a Roma - appare Prodi. Che Pecoraro, primo leader a farlo, lancia ufficialmente come sfidante di Berlusconi. Pecoraro poi si candida alle primarie del 16 ottobre del 2005 ma non contro il Professore, tanto che l'attuale premier va addirittura a chiudere la sua campagna elettorale. Poi le elezioni politiche, il ministero. Proprio tutto gli è piaciuto in questa prima fase del governo? «No - ammette il numero uno del Sole che ride -: per esempio, eravamo a favore dell'indulto, ma contro l'inserimento dell'atto di clemenza per chi ha commesso reati finanziari. Poi la maggioranza ha fatto l'accordo con Forza Italia e ce lo siamo ritrovati nel testo. M

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