Infrastrutture e energia Pecoraro Scanio e i Verdi vogliono bloccare tutto
E se a dirlo sono i Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio c'è da scommetterci, alla fine sarà così. Già, perché a dispetto dei numeri, il «partito del no» difficilmente accetta la sconfitta. Lo sa bene Romano Prodi che l'11 e il 12 gennaio, nel summit governativo di Caserta, avrà il suo bel da fare per riportare la pace all'interno della coalizione. Non solo perché Pecoraro Scanio ha già annunciato che presenterà un piano sulle liberalizzazioni alternativo a quelli già preparati da Pierluigi Bersani e Francesco Rutelli; ma anche perché adesso il premier sarà costretto ad riaprire il capitolo infrastrutture. Una fatica che il Professore si sarebbe volentieri risparmiato visto che, ogni volta che l'argomento è balzato all'ordine del giorno, tra i Verdi e l'ala riformista della coalizione è stata guerra. Basta vedere cosa è accaduto ieri con il sindaco diessino di Torino Sergio Chiamparino «incautamente» sceso in campo al fianco del ministro delle Infrastrutture. «Intervengano Prodi, Fassino, Rutelli - è stato il suo commento -. Perché non è possibile che chi vale il 2% abbia diritto di veto». Immediata la replica del sottosegretario all'Economia Paolo Cento (Verdi): «Chiamparino insiste ma la Tav non si farà e questo non perché lo dice un partito che ha vale il 2%, anche se la percentuale è decisiva per il governo nazionale, ma perché il Val di Susa c'è un movimento di uomini e donne, alcuni anche iscritti al suo partito, che hanno proposto un modello alternativo che tiene conto delle risorse già esistenti». Insomma la linea del «partito del no» è chiara. Siccome anche noi siamo determinanti all'interno della coalizione, non molliamo. Dopotutto non è la prima volta che questo accade. Anche in occasione della stesura del programma dell'Unione gli uomini di Pecoraro Scanio si tolsero le loro belle soddisfazioni ottenendo che la coalizione escludesse categoricamente «qualsiasi ripresa» del programma nucleare in Italia. Che dire poi del capitolo rigassificatori. Anche qui lo scontro tra Verdi e ala riformista costrinse Prodi a cancellare ogni riferimento dal programma. Non solo, ma dopo mesi di discussioni, il partito di Alfonso Pecoraro Scanio è riuscito a riavviare la procedura per la valutazione di impatto ambientale e la discussione con la popolazione sul rigassificatore di Brindisi. Il che significa che, nonostante le promesse di Prodi a Blair (il rigassificatore deve essere realizzato dalla British gas) il progetto, per ora, si ferma. Per la verità c'è anche un precedente favorevole ad Antonio Di Pietro quando, in Consiglio dei ministri, il titolare delle Infrastrutture bocciò tutti i progetti alternativi al Mose. Pecoraro Scanio, Ferrero e Mussi votarono contro, ma persero. Chissà come andrà a finire a Caserta.