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di MARCO CASTORO AL TG1 è in atto una vera e propria epurazione nei confronti dei giornalisti del centrodestra.

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Alberto Maccari, pluriennale vice direttore vicario del Tg1 delle 20, un uomo che non è mai stato scalfito dal passaggio dei direttori precedenti, questa volta ha dovuto cambiare stanza. Attualmente è stato dirottato alla Tsp, come vice dei servizi parlamentari diretti dall'ex direttore del Tg1, Clemente J. Mimun, e quindi dall'edizione delle 20 è stata rimossa una figura ingombrante perfino per lo stesso Riotta, oltre che per lo scalpitante Sassoli e per l'altro vicedirettore Giubilo. Il centrodestra ha un suo vicedirettore, Claudio Fico, giornalista molto legato a Mimun, ottimo professionista ma non carismatico come Maccari. Ebbene anche Fico ha dovuto fare spazio ai colleghi del centrosinistra e si è dovuto accontentare di lavorare nell'edizione della notte. Lasciando quindi ogni controllo sui tg più importanti delle 20, delle 13 e 30 e di mezza serata. Un'altra figura carismatica legata al centrodestra, Cesare Pucci, ex caporedattore del Politico, ha dovuto «riempire gli scatoloni» e trasferirsi alla radio, come vice di Antonio Caprarica. La transfuga cominciò con Francesco Pionati, vice direttore a Montecitorio che lasciò il suo incarico dopo essere stato eletto come senatore dell'Udc. Attualmente Riotta deve scegliere tre nuovi capi: Politico, Economico ed Esteri. All'orizzonte si prevede un en plein per i giornalisti vicini all'Unione. A dirigere il politico dovrebbe arrivare Andrea Montanari, il diessino che anche Repubblica definì «l'uomo dalla schiena dritta». Agli Esteri la candidata numero uno è Tiziana Ferrario, anche se la diretta interessata preferirebbe la conduzione dell'edizione delle 20. Una chance anche per Nicoletta Manzione, l'attuale vice. Soluzione esterna invece per l'Economico. Porro, De Filippi e Ferrante non si facciano illusioni: il posto lasciato vacante da Sorgonà spetterà a un giornalista vicino al centrosinistra. In pole position Marini del Tg3. Chi contesta lo strapotere dei giornalisti di centrosinistra ribatte che c'è sempre un Romita in grande spolvero. Ma non tutti sanno che Romita prese le distanze da Berlusconi già alcuni mesi prima delle elezioni. E che tutto si può dire meno che sia ancora un berlusconiano. Anzi il suo avvicinamento a Prodi ha mandato su tutte le furie Marco Frittella, prodiano da sempre (come contentino gli è stata data la domanda al premier nella conferenza di fine anno). Ma Riotta si diverte proprio a sparigliare gli incarichi. Ha fatto infuriare non pochi redattori quando a intervistare Tremonti non è stato chiamato un giornalista del Politico ma Monica Maggioni degli Esteri. O ancora quando l'economista Padoa Schioppa parlò ai microfoni del politico Romita. Riotta, come detto, è imprevedibile. Fa e disfa continuamente, allo scopo di dimostrare di non essere "telecomandato", anche nelle decisioni. Ricorda un po' Gad Lerner, che al Tg1 ne fece più di Carlo in Francia. Tra l'altro la riunione di redazione di Riotta è diventata una specie di conferenza all'aula magna. Vi partecipano tutti. E tutti parlano, si mettono in mostra, suggeriscono idee. In pratica dura un'eternità. Il direttore dà il meglio di sé, dagli isterismi alle pacche sulle spalle. Tuttavia non tutte le nomine arricchiscono la gloria. Anzi, aumentano la schiera dei nemici. A Fassino e D'Alema ai quali Riotta continua a ignorare le richieste si è aggiunto il cardinale Ruini con tutto il mondo cattolico. I due esponenti della Quercia si vedono scavalcare da Veltroni nelle nomine. Infatti sia Sassoli sia Montanari sono vicini al sindaco di Roma. Sassoli addirittura ha fatto il pieno di incarichi: vice direttore, delega agli Speciali e a Tv7, conduttore dell'edizione delle 20. Niente male per un sindacalista. Anche se va detto che David è un giornalista che sa bene come si buchi il video. Chi invece guardando il video è saltato sulla se

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