di LAURA DELLA PASQUA IN pensioni più tardi e con meno soldi.

Ma non è tutto. Le dichiarazioni del ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa sulla possibilità di introdurre un meccanismo di disincentivi per bloccare l'uscita dal lavoro a 57 anni sono state smentite. Questo era uno dei punti su cui nei giorni scorsi sindacati e sinistra estrema hanno scatenato una polemica senza fine. Ieri Prodi ha messo in chiaro che semmai ci saranno incentivi a prolungare l'attività lavorativa ma non disincentivi per chi invece vuole andare in pensione. Il tutto secondo la logica di lasciare al lavoratore libertà piena di scelta su quando ritirarsi dal lavoro ma nella consapevolezza che la pensione varierà. «Si deve poter andare in pensione quando si vuole ma con diverse convenienze» ha detto Prodi. «Se abbiamo l'obiettivo che qualcuno rimanga nel mercato del lavoro daremo incentivi a chi rimane». Quindi, ha aggiunto: «Italiani, state tranquilli sulle pensioni. La riforma grossa e corposa è già stata fatta durante il governo Amato, il governo Dini e durante il mio precedente governo: il sistema va affinato e adattato ai mutamenti, soprattutto demografici». Non solo. Il presidente del Consiglio ha aggiunto che «bisogna adattare i coeffienti di calcolo delle pensioni e il sistema, all'allungamento della vita». Il che significa elevare l'età per il pensionamento e rivedere gli indici per definire l'importo delle pensioni. Ma questi sono due argomenti che non vanno giù ai sindacati e alla sinistra radicale nonostante siano previsti sia dal protocollo d'intesa siglato subito dopo l'insediamento del governo da Cgil, Cisl e Uil e dalle forze della maggioranza, sia dalla stessa riforma Dini. La riforma prevede infatti che dopo dieci anni vi sia una verifica dei coefficienti di calcolo delle pensioni. Il governo Berlusconi se ne sarebbe dovuto occupare ma ha preferito tralasciare. Niente ha detto Prodi invece sull'eliminazione del cosidetto scalone in base al quale dal 2008 si ha un innalzamento immediato di tre anni dell'età di pensionamento. Il premier è anche consapevole della ciriticità del tema previdenziale e ha quindi sottolineato che la questione della riforma sarà affrontata nel vertice che attende la maggioranza l'11 e 12 gennaio prossimi a Caserta. «Come ho già avuto modo di chiarire il consenso dei lavoratori è imprescindibile - ha precisato Prodi - se vogliamo che la riforma delle pensioni non intacchi i diritti acquisiti». Basta quindi, ha precisato il presidente, «con le artificiali drammatizzazioni e con i balletti di ipotesi, sulla riforma delle pensioni, non ricominciamo con il tormentone pensioni; deciderà la coalizione tutta intera con i rappresentanti dei lavoratori e delle forze produttive». Insomma nessun passo falso; si va avanti ma con il consenso più ampio possibile.