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Si allarga il fronte della protesta Ferrero dà una mano ai ribelli

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A sbarrare la strada a interventi sul sistema previdenziale sono i sindacati che si uniscono al fuoco di sbarramento della sinistra estrema. Il tavolo per discutere come rimettere mano alle pensioni non è stato ancora aperto che già le diverse forze politiche e sindacali mettono i paletti lasciando intendere che il percorso di Prodi e del ministro del Lavoro Cesare Damiano su questo terreno, sarà in salita. Una bocciatura secca al meccanismo dei disincentivi arriva dal segretario nazionale della Fiom-Cgil Luigi Cremaschi che ricorda come già nel '94 furono proposti da Berlusconi e fu sciopero generale: il meccanismo che non ha nulla di volontario equivale, pertanto, allo sciopero generale contro il Governo, sostiene Cremaschi. «Va innanzitutto detto che la Cgil - spiega Cremaschi - non può sedersi al tavolo del confronto se prima non ha definito la sua piattaforma sulla quale consultare la propria gente: quindi ci vorrà tempo, altro che fine marzo». Incalza Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Rifondazione. «Prima di ogni discussione deve essere immediatamente affrontata la partita aperta dell'abolizione dello scalone e dell'aumento delle pensioni minime, vero scandalo del sistema previdenziale italiano» e sottolinea che «oltre il 50% dei pensionati Inps percepisce 356 euro al mese: si tratta di una vera emergenza sociale alla quale va immediatamente data una risposta». Il punto della situazione verrà fatto l'11 e il 12 gennaio a Caserta dove il premier Romano Prodi si riunirà con i suoi ministri per preparare l'agenda di lavoro 2007. Felice Belisario, capogruppo dell'Italia dei valori in commissione Affari Costituzionali alla Camera, pungola le altre forze della maggioranza a «ragionare senza tabù ideologici». «L'età media degli italiani - afferma Felice Belisario, capogruppo dell'Italia dei valori in commissione Affari Costituzionali alla Camera - si è allungata ed è giusto che anche quella lavorativa tenga conto di questo fattore. Non sarà facile trovare un'intesa, ma è un obbligo che l'Unione ha davanti al Paese». Anche Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera, invita la sinistra estrema ad abbandonare pregiudiziali ideologiche. A chiudere il fuoco di fila delle dichiarazioni è il ministro Paolo Ferrero che dà una mano al fronte del no. Uscendo dal Consiglio dei ministri l'esponente di Rifonfazione è tranchant: «Di riforma delle pensioni se ne parlerà a gennaio». Poi ribadisce la sua posizione: «Il primo problema è come si toglie lo scalone. Si può lavorare sugli incentivi ad andare in pensione, ma non su un aumento generalizzato dell'età pensionabile o sui disincentivi, perchè vorrebbe dire costringere i lavoratori con un reddito più basso a non poter scegliere di andare in pensione prima».

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