«GIUSTIZIA è fatta».
È raggiante. L'esecutivo ha appena abrogato il «comma Fuda» della Finanziaria sulla prescrizione dei reati contabili. Così, ad appena sette giorni dalla sua approvazione, la prima modifica alla Manovra è già legge. Passano poche ore e, dal Quirinale, arriva la conferma. Il Capo dello Stato, si legge in una nota ufficiale, ha promulgato la legge Finanziaria 2007 e il Bilancio dello Stato e, successivamente, ha emanato il decreto legge che cancella la norma «in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa». «La norma abrogata, pertanto - continua il comunicato del Quirinale - non entrerà in vigore con la legge Finanziaria, evitandosi in tal modo qualsiasi ipotesi di danno per l'erario». Ma la cancellazione del «comma Fuda» non è l'unico cambiamento che subirà la Manovra. Altre modifiche, infatti, arriveranno nei prossimi giorni. Come quelli riguardanti il Cip6 (incentivi per energia prodotta con fonti rinnovabili) che troveranno «ospitalità» in un emendamento ad hoc al «decreto milleproroghe». Insomma, il governo sembra aver sposato la linea della «politica del gambero». Dare il via libera a norme e interventi legislativi per poi «pentirsi» e correre ai ripari quando il danno è stato fatto. Era già successo in occasione dell'approvazione dell'indulto (in molti, all'interno dell'esecutivo, hanno criticato la norma dopo averla sostenuta). Ma è con la Finanziaria che l'esecutivo ha superato ogni limite. Al punto che la Manovra, uscita dal Consiglio dei Ministri del 29 settembre con 170 articoli è arrivata a destinazione con un articolo unico e ben 1367 commi. Tra questi quello che, negli ultimi giorni, ha monopolizzato il dibattito politico, è proprio il «comma Fuda». Dopotutto è la prima volta che un Consiglio dei ministri viene convocato in via straordinaria per porre rimedio a quello che Di Pietro definisce «un tentativo truffaldino di indurre in errore le istituzioni» e che il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi preferisce catalogare come un «errore redazionale». Ma la battaglia del ministro delle Infrastrutture, non è ancora finita. «Resta da scoprire - attacca - chi è il colpevole. Gli elementi ci sono tutti e ci auguriamo che presto si possa passare dal registro degli ignoti a quello dei noti per conoscere il o i mandanti, per evitare che in futuro si verifichino casi simili». «Non so chi è il colpevole dell'errore - gli fa eco il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero -, ma se lo sapessi ne chiederei il licenziamento». Intanto l'opposizione va compatta all'attacco. «Ci avevano provato e sono stati smascherati» è il commento del capogruppo di An al Senato Altero Matteoli. Mentre l'azzurro Renato Schifani va oltre. «Se passo indietro deve essere - commenta -, sia un passo indietro serio e complessivo. Prodi lo faccia compiutamente anche per ripristinare l'Alto Commissariato contro la corruzione».