Mea culpa di Romano Prodi
Lo ha confermato il presidente del Consiglio prima di partire per Roma. Ai giornalisti che lo aspettavano sotto la sua casa di Bologna, Romano Prodi ha assicurato ieri che il Cdm varerà il decreto correttivo del comma 1346 della legge finanziaria. Rispondendo a una domanda dei giornalisti, Prodi ha confermato «esattamente» il provvedimento «perchè - ha spiegato - è chiaro che noi abbiamo una politica diversa rispetto a quanto contenuto nella norma, e cioè la responsabilità di fronte al Paese di chi deve amministrare la cosa pubblica. Una responsabilità aperta, chiara e trasparente». L'emendamento contestato da maggioranza (il ministro Antonio Di Pietro in particolare ha minacciato la crisi di governo) e opposizione accorcia i tempi per le prescrizioni dei reati contabili contro la pubblica amministrazione che comportano danni erariali. L'opposizione, da parte sua, ne aveva chiesto l'abrogazione nell'ambito del voto alla Finanziaria. Il governo, però, ha preferito rimandare la modifica alla norma a un momento successivo, il decreto che sarà varato oggi. Appena giunto alla Stazione Termini a Roma, ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul sondaggio, commissionato da Repubblica, sulle priorità degli italiani, tra cui la riforma delle pensioni, Prodi ha risposto stizzito allargando le braccia: «Ma che pensioni... è Natale. Lasciatemi un po' in pace». Quello che la minoranza ha definito, comprensibilmente, uno scandalo, viene considerato invece dalla maggioranza una «svista». Come ha spiegato il deputato dell'Ulivo Franco Monaco, «è stata una svista nella concitazione della stretta finale della finanziaria. Ma, con il consiglio dei Ministri convocato già domani, nel pieno delle vacanze natalizie, il governo testimonia la ferma volontà di porre subito ed efficacemente rimedio a quell'errore», ha deto. «La vera, vistosa, differenza rispetto al governo Berlusconi sta qui - ha sottolineato ancora Monaco - norme contrarie alla cultura della legalità possono scappare dentro, ma solo come errore o svista. Non come intenzione e programma. Perchè legalità e Stato di diritto sono nel dna dell'Unione, una delle più chiare linee di demarcazione rispetto al berlusconismo». Anche la «Velina Rossa», la nota politica di Pasquale Laurito conosciuta per la sua vicinanza all'area dalemiana, aveva smentito che «il governo fosse a favore di questo emendamento». Quindi, avevaq concluso la «Velina», «non c'è nessuna responsabilità da parte del governo e, in particolar modo, del ministro dell'Economia».