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Il «padre» della norma, Pietro Fuda, si difende

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«Ma il ddl è su semplici illeciti amministrativi»

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Il testo dal quale è stato estrapolato il comma della discordia ha un contenuto ben differente da quello veicolato in questi giorni: è un testo articolato, tanto contestato quanto mal interpretato». A sostenerlo è stato il senatore Pietro Fuda in merito al suo emendamento alla finanziaria sulla prescrizione dell'azione di responsabilità amministrativa. «Un disegno di legge - ha proseguito Fuda - di cui mi assumo la totale responsabilità, che risponde ad un'istanza di civiltà giuridica. Basterebbe una domanda per comprendere l'abbaglio preso: come si può ammettere che, in via di interpretazione, alcuni soggetti possano essere perseguiti dopo decenni ed in via indefinita? Tale abnormità, e solo questa, si voleva eliminare, imponendo che l'azione cominci comunque entro i cinque anni, consentendo la possibilità concreta di difesa quale garanzia del giusto processo». «Si è commesso un errore grossolano - ha proseguito Fuda - quando si è sostenuto che il ddl si riferisce alla responsabilità diretta, che deriva immediatamente all'Ente pubblico dalla condotta dell'amministratore. I casi di responsabilità per illecite coincidenze, di danni conseguenti a concussioni, tangenti ed abusi, illecita erogazione di fondi comunitari, incarichi illegittimi, e via dicendo, sono stati, tutti, indicati a sproposito: la norma non riguarda i danni diretti, ma la responsabilità per danno indiretto, che è la conseguenza di un giudizio civile tra l'amministrazione e terzi danneggiati, avente ad oggetto un comportamento illegittimo. Il Ddl - ha concluso Fuda - non riguarda reati contabili, ma semplici illegittimità amministrative. Né contempla alcuna ipotesi di retroattività o volontà di cancellare giudizi pendenti». Fuda, infine, ha voluto precisare di non aver mai detto «che l'Anci mi avesse ispirato il disegno di legge sugli illeciti contabili. Né tantomeno che l'Anci fosse tra i miei sostenitori. Mi sono limitato a dire - ha spiegato -come è del resto deducibile dalla frase citata, che anche e soprattutto l'Anci non potrà rimanere estranea: dovrà intervenire e dire la sua quando prenderà coscienza del vero problema, sollevato per una strana ed inspiegabile coincidenza di eventi con l'inserimento del comma 1346 nel Maxiemendamento».

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