Gasparri: «Acceleriamo sulla Federazione»
Un dibattito che è partito dalla manifestazione del 2 dicembre, quando dal palco di San Giovanni in Laterano, Silvio Berlusconi parlò già di organizzare il «popolo delle Liberta». Tesi ripresa dallo stesso Presidente di Forza Italia che a più riprese ha dichiarato che il partito delle Libertà sarebbe stato «il suo lascito politico». Prospettiva appoggiata da subito da Gianfranco Fini, impegnato a traghettare Alleanza nazionale nell'alveo del Partito popolare europeo. Così Maurizio Gasparri (An) ieri ha chiesto che si «acceleri» su questa strada. «Sono fautore — ha spiegato durante le celebrazioni della Comunità di Don Gelmini — di un partito unitario del centrodestra ma comunque tutto ciò che ci consente di andare avanti è da considerare positivo, perché nel centrodestra c'è omogeneità e anche partiti che non condividono questo approdo su temi quali finanziaria, difesa della vita e lotta alla droga sono compatti e coesi. Siamo uniti dalle cose e possiamo trovare le forme per rendere più evidente questa unità». Strada che non ha mai convinto l'Udc di Pier Ferdinando Casini. E anche ieri, sempre durante l'incontro da Don Gelmini, il vice presidente del Senato, Mario Baccini (Udc) ha confermato che i centristi non sono minimamente interessati a confluire in una Federazione, tanto mento a dar vita a un partito unico. «Noi dell'Udc puntiamo alla creazione di una grande forza politica che tuteli gli interessi degli italiani, una forza politica che sia a tutela del ceto medio, di famiglie, artigiani e commercianti, di quelli che vogliono creare ricchezza per poi ridistribuirla. La federazione del centrodestra non ci sembra una soluzione, ma se la vogliono per forza la facciano. Dobbiamo superare questo bipolarismo per blocchi elettorali e realizzare ciò che manca in Italia: una grande forza di centro che governi per i prossimi venti anni». Interlocutoria la posizione della Lega Nord, da sempre contraria all'ipotesi del partito unitario del centrodestra, ma disponibile a un'alleanza per portare a termine il programma di riforme. Prima di Natale, nel corso di un pranzo ad Arcore, il leader del Carroccio aveva dato il suo via libera alla Federazione. Nei giorni seguenti, però, il capogruppo alla Camera, Roberto Maroni aveva tirato il freno, sottolineando che non era stata presa «nessuna decisione definitiva». E ieri il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha chiarito le ragioni dei «Lumbard», puntualizzando che il dibattito va approfondito. «Prima vediamo le regole interne della Federazione e il senso dell'intera operazione e poi — ha osservato prudente — possiamo discuterne. Se la Federazione è il prodromo per arrivare al partito unico, allora Dio ce ne scampi. Se invece è lo strumento per evitarlo, possiamo discuterne».