Il Codice delle autonomie
Il testo di legge che riforma il sistema di funzionamento degli enti locali concede la possibilità di allargare le competenze oltre gli attuali confini comunali a Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari. Con l'eventuale semaforo verde al Codice che si compone di sette articoli il Governo avrebbe la delega a emanare, entro un anno dall'approvazione in Parlamento, i decreti legislativi delegati con la riforma degli enti locali. Le città interessate alla creazione dei nuovi istituti giuridici sono nelle Regioni a statuto ordinario, ma il provvedimento prevede che lo stesso status giuridico possa essere conferito dalle Regioni a statuto speciale ai rispettivi Comuni capoluogo. Per un totale, dunque, di 14 città metropolitane nelle quali rimane il Comune capoluogo ma sparisce la Provincia e, in qualche caso, anche le province confinanti verrebbero riassorbite nel nuovo livello di governo. Il provvedimento non entra sulle questioni ordinamentali, che saranno oggetto dei decreti delegati. E dunque della successiva attività di dettaglio della legge che porterà a compimento il Governo. Non c'è dunque nessun riferimento alla riduzione del numero dei Consiglieri o degli assessori. Un argomento che aveva messo in fibrillazione il personale politico di comuni, province e regioni. È previsto, invece, per contenere i costi della politica, che le associazioni di piccoli Comuni siano governate da sindaci e consiglieri dei singoli Comuni senza dar vita a nuovi organismi di governo. Il ddl delega all'esame del governo contiene anche un primo embrione di federalismo. Non attua l'art. 119 della costituzione, ma prevede norme transitorie verso un riassetto federalista dello Stato. Saranno infatti assicurate risorse autonome e stabili ai Comuni in relazione al trasferimento delle competenze.