Ferrero e Pecoraro Scanio
contro il ddl che assegna poteri speciali alla Città eterna
Ma ora, alla sua collezione, può aggiungere anche quello di «nemico di Roma». Sono stati, infatti, proprio il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, e quello dell'ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio a erigere un muro di contestazioni al passaggio in Consiglio dei ministri, giovedì scorso, del disegno di legge per la riforma della autonomie locali. Un corposo documento che contiene anche l'assegnazione di poteri speciali amministrativi alla Città eterna. Una vera e propria riforma, forse la prima, per un Governo che finora si è preoccupato solo di fare cassa. Questa volta, però, a frenare lo spirito riformista dell'Esecutivo ci si è messa la gelosia. Il disegno di legge che contiene al suo interno anche la parte per Roma Capitale, è sponsorizzato, infatti, da Linda Lanzillotta, un ministro amico della città per aver lavorato come assessore al bilancio nella giunta Rutelli. Una cosa, quest'ultima, assolutamente non gradita agli alfieri della sinistra radicale, Ferrero e Pecoraro Scanio, appunto. Dietro la creazione di un'area metropolitana romana, infatti, i due hanno visto un'importante affermazione di una parte politica: quella della sinistra riformista, con tentazioni moderate, che vede alleati pesi massimi del calibro del sindaco Walter Veltroni e di Francesco Rutelli, altro romano doc, oggi ministro per i beni culturali. Alla loro vittoria si sarebbe aggiunto un altro esponente di rilievo dell'area riformatrice della maggioranza come il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, firmatario per competenza del ddl. Il rischio della creazione di un asse troppo forte nel mondo governativo, in grado di mettere all'angolo il potere dei interdizione degli esponenti più radicali della maggioranza, è stato giudicato troppo alto per restare con le mani in mano anche a costo di sacrificare le necessità della città che li ospita. Così, annusata la puzza di bruciato, Pecoraro Scanio e Ferrero, hanno ben pensato di fare fronte comune muovendo una serie di contestazioni al disegno di legge. Solo politiche però. Impossibile fare altrimenti, infatti, visto che il documento era arrivato al Consiglio dei ministri superando praticamente tutti gli scogli tecnici. Anche le obiezioni mosse dal capo del dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, sul fatto che i poteri attribuiti a Roma Capitale in tema di sicurezza in caso di calamità potevano entrare in conflitto con quelli a lui attribuiti, erano state superate. Tutto troppo liscio insomma forse troppo. Anche perché in gioco non c'era solo Roma. Il Codice delle autonomie contiene norme per la creazione di ben nove aree metropolitane, alcune delle quali con a capo sindaci che fanno riferimento alla sinistra riformista, come Sergio Chiamparino a Torino e Cacciari a Venezia. Così ministri più radicali hanno giocato d'astuzia mettendo in allarme anche il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, anche lui sofferente per la mancanza di un partito politico di riferimento e dunque desideroso di non consentire a nessuna delle due anime della coalizione di prendere troppo potere. Padoa Schioppa ha chiesto un rinvio di Roma Capitale. Ma fonti vicino al dossier assicurano che il disegno di legge ritornerà a Palazzo Chigi già nei primi giorni di gennaio.