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L'incontro segreto con Ronchi Poi, segnali di disgelo tra i due

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Il portavoce di Alleanza Nazionale, uomo ombra di Gianfranco Fini, si è trattenuto per pochi minuti con l'ex presidente della Camera. Il tempo per qualche battuta politica, il saluto inviato per interposta persona al leader di An, abbracci e baci. Nulla di strano. Almeno stando all'entourage di Casini. Le visite di Ronchi non sono una rarità. Anzi. Avvengono di frequente. È il pontiere. Il messo inviato da Fini per non interrompere definitivamente le comunicazioni con Casini. Neanche nei momenti più tesi quando uno accusava l'altro di avere una linea politica incomprensibile e l'altro tacciava l'uno di essersi zerbinizzato ai piedi di Berlusconi. E dire che i due, Gianfranco e Pier Ferdinando, hanno vissuto una stagione di grande sinergia. L'alleanza bolognese contrapposta all'asse del Nord, formato da Bossi e dal Cavaliere. Al decennale di An, Casini arrivò addirittura a proporre il partito unico, persuaso che il leader di Forza Italia andasse verso sconfitta certa e che il futuro fosse una partita tra loro due. Le cose poi sono andate diversamente. E l'asse del tortello giocoforza s'è disperso. Non del tutto, però. Tenuto in vita dalle missioni diplomatiche di Andrea Ronchi. La speranza di Fini è che l'ex sodale ritorni sui suoi passi. Nel caso, il leader di An farebbe di tutto per ricostruire le relazioni tra il centrista e Berlusconi. Nel frattempo, ha dato ordine ai suoi di non attaccare l'Udc. Non sono traditori. La loro è una legittima strategia per la costruzione di un centrodestra diverso. Quindi Fini ha pregato i suoi colonnelli di non colpevolizzarli. Ma, semplicemente, di ignorarli. Ieri mattina, prima dell'incontro con il dirigente finiano, Pier Ferdinando Casini aveva partecipato all'ufficio politico di via dei Due Macelli. Il vertice centrista ha deciso per un congresso straordinario. Si celebrerà a Marzo. Più precisamente tra il 16 e il 18 del mese. L'assise offrirà finalmente l'opportunità a Lorenzo Cesa di essere eletto in una sede democratica. L'attuale segretario, infatti, era stato nominato in un consesso più ristretto del partito, la direzione nazionale. Accontentata l'opposizione interna. Che avrà la possibilità di testare il peso congressuale dei berluscones, presentando eventualmente una candidatura alternativa a quella del segretario uscente Cesa. Tutta da decidere è anche la strategia per le amministrative. E l'appuntamento di marzo servirà finalmente a fare chiarezza. C'è chi spinge per candidature locali autonome. In tal caso, l'Udc si spingerebbe tra le braccia di Italia di Mezzo, il partito di Marco Follini che ha già annunciato la propria strategia terzista rispetto ai poli. Ma c'è anche chi preme per una soluzione più realista. Sarà forse per questo che Cesa ha deciso comunque di inviare due suoi uomini fidali al tavolo che dovrà decidere le candidature comuni del centrodestra. S. D.

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