Soddisfatti i Radicali
Il medico finisce nel mirino dei pm
«Ha potuto lasciare finalmente una tortura indicibile e ha raggiunto quello che ha desiderato e per cui ha lottato: stanotte è morto Piergiorgio Welby». Poche parole, nessun dettaglio, solo l'annuncio di una morte che l'Italia intera attendeva da tempo. Almeno da quando, 88 giorni fa, il copresidente dell'Associazione Luca Coscioni, 60 anni, malato di distrofia muscolare, aveva scritto al Capo dello Stato Giorgio Napolitano per chiedergli di poter morire con dignità. I dettagli delle morte arrivano quattro ore più tardi quando, nella sala stampa di Montecitorio, lo stesso Pannella, assieme al ministro Emma Bonino, all'eurodeputato radicale e segretario dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato, alla segretaria dei Radicali italiani Rita Bernardini e a Maria Antonietta Coscioni si presentano davanti ai giornalisti. Arriva anche Carla Welby, sorella di Piergiorgio, con occhiali scuri e viso evidentemente segnato. E c'è Mario Riccio, medico anestesista dell'ospedale di Cremona. Marco Cappato lo presenta subito: «Mario Riccio spiegherà come, nel rispetto della legalità, è stata realizzata la volontà di Welby». In sala non c'è più alcun dubbio: è lui l'uomo che ha staccato la spina. Ma i presenti e lo stesso Riccio non vogliono sentire parlare di eutanasia. «Ieri sera una mezz'ora prima della mezzanotte - esordisce Cappato - ci ha lasciato Piergiorgio Welby. Piergiorgio ha ottenuto nel rispetto della legalità quello che, per 88 giorni, ha cercato di ottenere». Insomma, nella stanza dove Welby ha trascorso gli ultimi istanti della sua vita non è successo niente di illegale. Su questo Riccio non ha dubbi. Al punto che non teme assolutamente che il suo gesto avrà conseguenze. «Il desiderio di Welby - spiega - è un diritto riconosciuto e ampiamente praticato in Italia. Nessuno ha mai detto che un trattamento medico non si può rifiutare». E Cappato rincara la dose: «Non credo ci siano rischi di nessun tipo almeno non si tratti di processi come quelli di Kafka». Fatto sta che, subito dopo la conferenza stampa, sia Cappato che Riccio sono stati ascoltati dalla Digos di Roma come persone informate sui fatti. Contestualmente la Procura della Capitale ha disposto l'autopsia sul corpo di Welby per accertare le cause della morte e, non si esclude che, in seguito ai risultati dell'esame possa procedere con indagini nei confronti del medico. Per il resto la conferenza stampa si articola tra spiegazioni scientifiche e messaggi politici. Riccio spiega dettagliatamente il procedimento che ha portato alla morte di Welby. «Ieri - racconta - ho avuto un colloquio con Piergiorgio che mi ha confermato la volontà di interrompere la terapia ventilatoria. E che la cosa fosse fatta in corso di sedazione». Qui, incalzato dai giornalisti, Riccio scende ancora più nel dettaglio: «Abbiamo dovuto optare per una sedazione per via venosa. Gli abbiamo somministrato un cocktail farmacologico e contestualmente abbiamo distaccato il respiratore. La morte è avvenuta per arresto cardio respiratorio». E, mentre Marco Pannella ringrazia l'anestesista («grazie a lui possiamo dire che c'è un medico in Italia») e si dichiara fiero di «aver potuto realizzare in modo ineccepibile un percorso che sembrava irrealizzabile», Emma Bonino pensa già al futuro. «Mi auguro - dice il ministro - Piergiorgio non abbia la stessa sorte di Luca Coscioni esaltato da morto, per poi essere in fretta dimenticato». Insomma, la battaglia, o meglio le battaglie di Welby, sono tutt'altro che finite. Il primo obiettivo è quello di realizzare quanto scritto nel programma dell'Unione sul tema del testamento biologico, poi si potrà pensare a regolamentare l'eutanasia. «Lotteremo - prosegue la Bonino - perché le istituzioni assolvano il loro compito, che è quello di trovare soluzioni per situazioni che esistono nel paese. Piergiorgio non ha inventato un mondo, ha dato voce a una realtà che esiste ma si preferisce non vedere».