Il segretario di Rifondazione Democristiana: «Siamo alla deriva dell'etica»
Ha idee precise sul caso-Welby l'on. Publio Fiori segretario politico nazionale di Rifondazione Democristiana dallo scorso 1 ottobre nonché, da una decina di giorni, tra i quattro fondatori della Federazione dei Democristiani con Mastella, Pizza, Sandri, segretari di altri partiti di ispirazione democristiana. Onorevole Fiori, il lavoro non sembra mancare sotto il suo neonato «cartello». «Purtroppo, o per fortuna, sì. Siamo sul versante di una distruzione dei valori naturali: c'è chi vorrebbe sostituirli con i desideri dettati dagli egoismi, con pulsioni individuali mascherate da diritti civili. Per questo si inneggia alla "libertà" dell'uomo vista come facoltà di non far nascere chi già vive ma non è nato, si punta alla libertà di far morire chi è ancora in vita e quindi pensa, soffre, ragiona, scrive, ama». I diritti naturali sono, dunque, al centro della sua politica della vita? «Certamente. E non posso non citare al riguardo, insieme con l'ennesima denuncia, il consenso che si cerca intorno all'idea di fare delle famiglie omosessuali a imitazione delle famiglie vere, in dispregio totale dell'art. 29 della nostra Costituzione. Così, tra due omosessuali che chiederanno di sposarsi per poi ottenere figli in adozione, si assiste anche impotenti alla libertà di drogasi. Insomma, tutta una serie di pseudo-libertà che sono la negazione di quei diritti naturali sui quali si fondano la nostra storia, la nostra cultura, la nostra considerazione». Tecnicamente come si incastona nella frammentata e disgregata politica italiana la morte di Welby? «Il caso-Welby è la punta di un iceberg, una deriva etica, una frattura che attraversa tutte le forze politiche e che testimonia come questo bipolarismo viva su equivoci e contraddizioni. Nel senso che quando si tratta di confrontarsi su temi importanti come per esempio quelli etici, i poli implodono, si spaccano: troviamo così uomini e partiti di un polo che sono molto più vicini a quelli dell'altro polo». Quali responsabilità hanno al riguardo i cattolici? «Io credo che i cattolici a questo punto debbano svegliarsi e rifiutare di subire un depotenziamento politico: ovvero, essendo al momento divisi tra centrosinistra e centrodestra, non contano più. Si trascinano al rimorchio, senza mèta e senza risultati. Con l'aggravante che su questioni così importanti ci sono settori del centrodestra e del centrosinistra che la pensano allo stesso modo». Un appiattimento dovuto anche alla recente freddezza di Casini rispetto alla Cdl? «Non direi, l'ex presidente della Camera è contrario alla gestione finale del caso Welby e con lui l'Udc. Il problema è un altro: dobbiamo ricostruire una maggioranza sui valori comuni e, quindi, è indispensabile che tutti i cattolici si ritrovino in uno stesso schieramento per far valere il proprio progetto politico».