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Il premier bacchetta il ministro «Emma, fai parte del governo»

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Politicamente, invece, sono neri. I centristi della maggioranza ce l'hanno con i radicali. Con il modo tranchant con cui hanno inserito, nell'agenda politica del governo, il tema dell'eutanasia. Una forzatura. Una spettacolarizzazione della morte che i moderati dell'Unione non vogliono accettare. A partire da quelli della Margherita. È in corso l'ufficio di presidenza quando arriva la notizia della fine di Welby. La prima reazione di Pierluigi Castagnetti è quella di dire una preghiera («povero uomo, quanto ha sofferto, pace all'anima sua»). La seconda però è di disappunto verso gli alleati. Le provocazioni radicali hanno superato la misura. Il vice presidente della Camera si riferisce anche alle statuine omosessuali piazzate sul presepio di Montecitorio. È una deriva laicista alla quale i centristi intendono rispondere. Gerardo Bianco, ala popolare della Margherita, è dello stesso avviso: «Mi colpisce l'aspetto immorale delle strumentalizzazioni. Così non si ottengono risultati su un tema delicatissimo quale quello dell'eutanasia. I radicali pensano di fare come al tempo dell'aborto e del divorzio? Ebbene si sbagliano». Si scatenano poi i teodem. La senatrice Paola Binetti (anche lei Margherita) chiede la testa del ministro Emma Bonino: «Ha partecipato alla conferenza stampa con Pannella. È un rappresentante del governo — dice — non poteva farlo». La sua richiesta non è isolata. I Dl fanno pressing su Palazzo Chigi perché prenda subito provvedimenti. Romano Prodi allora decide di farsi carico personalmente della questione. Alla radio dice che la vita «merita priorità e rispetto assoluto». Poi convoca la Bonino. Il presidente del Consiglio è visibilmente alterato. Non solo non intende più tollerare gli strappi dei pannelliani, ma non ha nemmeno gradito la presenza in prima fila alla conferenza stampa di un altro membro dell'esecutivo: il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi. E si sfoga con la Bonino: «Emma fai parte di una squadra di governo. Mi attendo da te atteggiamenti conseguenti». Da parte sua, il ministro radicale si giustifica sostenendo di aver soltanto portato solidarietà umana e di non aver impegnato l'esecutivo sul tema dell'eutanasia. Prodi gliene dà atto. Il caso per il momento è chiuso. Alla Camera intanto arriva Rosy Bindi. Dice di non voler parlare. Poi però dirama un comunicato: «È sconcertante la spregiudicatezza politica con cui i radicali affrontano in modo ambiguo e inquietante le questioni della vita e della dignità della persona». Sinistra radicale e Ds sono più cauti. Il tema dell'eutanasia li vede disponibili. È una legge che va fatta. Ma non con la pistola puntata alla tempia. Il diessino Gavino Angius ritiene che «la politica abbia il dovere di decidere». Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, invece, preferisce non scendere nel merito della questione e si limita a un messaggio di cordoglio rivolto ai familiari. In serata arriva anche una nota del Quirinale. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano si augura che il dibattito sull'eutanasia arrivi presto in Parlamento «per giungere a conclusioni ponderate e condivise».

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