IL GOVERNO esulta.
La Finanziaria 2007, accusa il centrodestra, «è recessiva», «colpisce tutto il Paese» e in particolare il ceto medio. Padoa Schioppa replica: «È un risultato straordinario. I conti tornano a posto. Abbiamo evitato l'emergenza finanziaria». Ora, dice, tocca alla riforma delle pensioni: «Cominceremo a discutere da gennaio. C'è già un memorandum d'intesa con i sindacati». Sulla stessa linea il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che è tornato a parlare di riforma previdenziale proprio poco prima del voto a Montecitorio. Confermata l'ipotesi di incentivi a chi ritarda il momento di andare in pensione, ma resterà una scelta volontaria. Il premier lancia l'idea di andare in pensione «adagio, non in un colpo solo». Una proposta della quale ha già parlato con gli imprenditori: per chi è in età pensionabile, spiega Prodi, si potrebbe immaginare una sorta di part-time che solo gradualmente lo porti fuori dal mondo del lavoro. E sulle critiche arrivate da Confindustria in merito alla finanziaria, Prodi replica secco: «Mai nella storia una manovra ha dato 7 miliardi di euro alle imprese». Prodi ha ribadito la necessità di cambiare le procedure per il varo della manovra economica. Le modifiche sono già allo studio, e in questo senso, sottolinea il presidente del Consiglio, «il monito del capo dello Stato ci aiuta». Parlando del futuro del paese, il premier invita a non demoralizzarsi perchè «il paese ha grandi energie» e insiste sulla necessità di riforme per riprendere la crescita. L'approvazione della Manovra alla Camera avrà un appendice nel consiglio dei ministri del 27 dicembre. In quell'occasione sarà data risposta alle molte critiche all'articolo sulla sanatoria per i reati amministrativi. «Il Consiglio dei ministri vi porrà rimedio», ha annunciato il presidente del consiglio. Tutti soddisfatti, o quasi, i titolari dei vari dicasteri. Il più euforico è Cesare Damiano. «Abbiamo portato a casa un bel pacchetto di misure», gongola il ministro del Lavoro. «La Finanziaria dà un segnale importante di discontinuità con quanto fatto dal Governo Berlusconi - sottolinea Damiano - Innanzitutto viene privilegiato il lavoro a tempo indeterminato». In che modo? «La riduzione del costo del lavoro per le imprese è legata a doppio filo ai rapporti di lavoro stabili. In questo modo - prosegue il titolare del ministero di via Flavia - si va a rimediare all'eliminazione del credito d'imposta per i posti di lavoro a tempo indeterminato voluta dal governo Berlusconi». E sulle pensioni, «siamo pronti a fare interventi per migliorare il sistema». Il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro esalta il risultato «di un lungo lavoro collettivo». Anche il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, è soddisfatto. «Questa legge accoglie diverse misure che sono in linea con le esigenze del settore - afferma Bianchi - ad esempio ci sono fondi per la sicurezza, la mobilità dei pendolari, le autorità portuali. Qualcosa in più poteva essere fatto per le politiche sociali e culturali». E proprio politiche culturali e Università sono i nervi scoperti di questa Finanziaria. Lo sa bene il ministro dell'Istruzione Fabio Mussi, forse l'unico esponente del Governo costretto a leccarsi le ferite. «Questa Finanziaria è un atto di coraggio - sostiene Mussi - bisognava mettere a posto i conti e dare risposta alle richieste che arrivano da Bruxelles». Intanto è pesante come un macigno lo strappo con i rettori degli atenei. «È evidente che per l'Università era necessario destinare più risorse - commenta il ministro - Lo faremo il prossimo anno, dopo aver preso in esame la trimestrale di cassa sull'andamento dei conti».