di MARZIO LAGHI IL PRESIDENTE della Repubblica Giorgio Napolitano suona la sveglia ai Poli, ricordando ...
Napolitano approfitta della tradizionale cerimonia dello scambio di auguri con le alte magistrature dello Stato per suonare la sveglia ai due schieramenti. E ce n'è per tutti. Anche contro l'eccessivo ricorso al voto di fiducia, come è avvenuto per la Finanziaria, una prassi che sminuisce il ruolo del Parlamento. Il senso di responsabilità prevalga e si sostituisca alla logica della contrapposizione è, in sintesi, l'appello che il capo dello Stato lancia ai partiti di maggioranza ed opposizione, i cui leader assieme agli esponenti del governo, erano presenti, ieri pomeriggio, nel Salone dei Corazzieri al Quirinale insieme al presidente del Senato, Franco Marini, della Camera, Fausto Bertinotti, del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, e della Corte Costituzionale, Franco Bile. «Faccio ancora appello a entrambi gli schieramenti politici - esclama Napolitano - perché ad una logica di contrapposizione totale, che ormai produce effetti di stanchezza e di rifiuto tra i cittadini, che indebolisce l'autorità e la capacità di funzionamento dello Stato e che mortifica le energie più vive dell'economia e della società, subentri un maggior senso di responsabilità verso l'interesse generale del Paese». Se il suo appello si rivolge «più direttamente alle forze politiche» il presidente tiene comunque a sottolineare che «per ricreare e diffondere il senso dell'interesse generale molto può contare l'impegno della cultura e delle istituzioni culturali ed educative. Un compito speciale - sottolinea - spetta comunque alle istituzioni di garanzia, a cominciare da quelle iscritte nella nostra Costituzione». E un rimprovero va pure al Csm, che dopo «un buon avvio in spirito di concordia della nuova consiliatura» è scivolato in «una grave tensione al momento della scelta più delicata per il vertice della Suprema Corte». Napolitano esorta maggioranza e governo a riprendere «il sentiero di ben mirate riforme dell'ordinamento della Repubblica, non precluse dal referendum del 25 giugno, e il sentiero di opportune revisioni della legge elettorale, vanno esplorati fino in fondo, nella ricerca di una possibile condivisione». Il presidente della Repubblica ricorda i termini espressi da Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica e primo presidente della Corte Costituzionale, relativi a «inflessibile indipendenza di giudizio unita a uno scrupolo di imparzialità incoercibile», per ribadire la sua ferma convinzione che «a quei criteri di comportamento ci si debba ancora e sempre ispirare nell'esercizio di tutte le funzioni di garanzia, sollecitando nello stesso tempo il rispetto in primo luogo per quei collegi che siano chiamati a esercitare ruoli di estrema complessità e delicatezza come la Corte Costituzionale». Il capo dello Stato rimarca che «rispetto per le istituzioni di garanzia, rispetto per tutte le magistrature come per le autorità indipendenti, rispetto in primo luogo per il Parlamento e il superamento di ogni tentazione e spirale di delegittimazione, sono presupposto incontestabile di qualsiasi disegno di rinnovamento e condizione prima del necessario recupero di fiducia nello Stato democratico», concludendo con l'augurio che «il nuovo anno segni una forte ripresa del senso delle istituzioni, come criterio regolatore dell'attività politica, oltre tutte le legittime ragioni di parte».