Ma la Fase due è già tutto un litigio
Il tema più importante, sul quale ogni partito sembra avere una sua posizione è quello delle pensioni. Proprio per questo ieri il ministro del lavoro Cesare Damiano, partecipando a un convegno del Cnel, ha sentito il bisogno di richiamare tutta la coalizione all'esigenza che il governo, sul tema delle riforma previdenziale, «parli con una voce sola». E allo stesso modo, ha detto il ministro, i sindacati si dovranno presentare al confronto con una «posizione unitaria». «Solo se si parte da posizioni condivise da ciascuna delle parti — ha aggiunto — si potrà arrivare a un risultato». Damiano a proposito del rapporto del nucleo di valutazione della spesa previdenziale pubblicato lunedì, secondo il quale lo scalone previsto dalla riforma Maroni frena la spesa pensionistica, ha detto che «i dati riportati nel rapporto sono noti. Il nucleo ha svolto con professionalità il suo compito tecnico. La politica troverà i suoi accordi con la concertazione. Per quanto mi riguarda, ritengo che il problema pensionistico non sia separato da altri temi sociali, a partire dagli ammortizzatori. Penso ci voglia una forte regia politica per coordinare i tavoli». Damiano ha ribadito che il governo non punta a intervenire sul sistema previdenziale per fare cassa, ma piuttosto con l'obiettivo di tenere il «sistema in equilibrio». Inoltre il ministro ha ribadito la sua richiesta di destinare una parte delle maggiori risorse che affluiranno alle casse dello Stato dalla lotta al sommerso e comunque dalle maggiori entrate fiscali alla rivalutazione delle pensioni in essere, alla modifica dello scalone e agli ammortizzatori sociali. Il suo richiamo sembra però essere caduto nel vuoto. Tanto che Pino Sgobio, Capogruppo dei Comunisti Italiani alla Camera, si è subito affrettato a precisare che «sul tema delle pensioni, come chiede il Ministro Damiano, è giusto che la maggioranza abbia una voce sola: c'è già ed è quella del programma». Il programma, ha sottolineato Sgobio, «parla chiaro (superamento della precarietà, eliminazione dello scalone e aumentare delle pensioni più povere) e disattenderlo equivarrebbe a tradire gli elettori». Anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti è voluto intervenire rispondendo a una domanda sul «no» del Prc su un'iniziativa di stampo riformista sulle pensioni, annunciata dall'Ulivo subito dopo l'approvazione della Finanziaria: «Rifondazione è un partito forte e autorevole». E a proposito di un percorso concertativo sul nodo dell'età pensionabile, il presidente della Camera ha aggiunto: «È ragionevole che vengano coinvolti i diretti interessati». Chi resta molto scettica sulla capacità del governo di conciliare posizioni così distanti è la segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini: «La ridda di proposte, spesso tra loro opposte, attribuite ai diversi ministri di questo Governo rischia di rendere più difficile il confronto sulla previdenza prima ancora del suo inizio». Ma non c'è solo il tema delle pensioni a far litigare l'Unione. In ballo c'è anche il decretone di fine anno che servirà a correggere gli errori contenuti nella Finanziaria e a «placare» gli ultimi appetiti dei partiti del centrosinistra. Che infatti si preparano già a un altro scontro.