La Cdl: «In questo modo l'Unione vuole introdurle nel nostro Paese»
Coppie di fatto, votata la direttiva Ue che le riconosce in Italia
Ieri sera, infatti, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato a maggioranza il parere favorevole allo schema di decreto legge. Hanno votato a favore del parere i gruppi del centrosinistra, contro An, Fi, Lega e Udc. Il senatore di An Alfredo Mantovano ha parlato di «colpo di mano» e ha chiesto: «Dove erano i cosiddetti teodem al momento del voto su un assurdo decreto di recepimento della direttiva europea?». «Governo e maggioranza — ha osservato Mantovano — anticipano il pieno riconoscimento delle coppie di fatto senza il confronto in Parlamento e ciò senza che nessun esponente della Margherita (teodem, teo o solo dem) si sia dissociato». Per An è intervenuto anche il presidente dei senatori Altero Matteoli. «È una norma-manifesto di tipo ideologico che stravolge il nostro ordinamento» ha detto Matteoli. Learco Saporito, sempre di An, ha sottolineato che mentre l'Italia deve certamente recepire la direttiva comunitaria del 2004, in sede di attuazione la maggioranza e il governo avrebbero dovuto «espungere dal decreto ogni riferimento» che possa comportare una parificazione delle coppie di fatto alla famiglia, «anche perché non esiste da noi un organismo che possa certificare tale situazione». «La verità — ha aggiunto Andrea Pastore — è che si vuole introdurre un principio» e si cerca di «scardinare le leggi Bossi-Fini e Turco-Napolitano sull'immigrazione, nonché alcune norme in materia di anti-terrorismo. Siamo di fronte ad un'operazione furbesca perché si vuole modificare la normativa senza che nessuno se ne accorga». L'allarme è stato ribadito dall'ex sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano: «Ogni direttiva europea rinvia alla legislazione dello Stato membro, ma qui è uno Stato membro che si limita a fare un decreto che fotocopia la direttiva. Il fatto è — ha aggiunto — che quando in Consiglio dei ministri si affrontò la questione la maggioranza non trovò l'accordo al suo interno. È singolare che si tenti di scaricare sulla commissione parlamentare i problemi di compattezza della maggioranza». Mantovano ha sottolineato un altro aspetto, di modifica della normativa in vigore sull'immigrazione. Se passasse il parere favorevole al decreto legislativo, l'immigrato clandestino non potrebbe essere immediatamente respinto al Paese d'origine ma avrebbe il diritto di trattenersi in Italia sino al termine della procedura legata ad un suo eventuale ricorso in sede giusridizionale: «Noi vogliamo recepire il decreto — ha concluso Mantovano — ma in modo conforme al nostro ordinamento. Sarebbe grave se i moderati dell'Unione non si facessero sentire». Critico anche il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione: «Sulla direttiva sono state dette molte cose errate. Non è affatto vero che obblighi l'Italia a riconoscere matrimoni gay eventualmente contratti da cittadini italiani al di fuori della comunità. Questo è un abbaglio del Tribunale di Firenze oppure una forzatura ideologica unanimemente riconosciuta come tale da tutti coloro che si occupano di queste cose». «Non è neppure vero che obbliga l'Italia a far entrare in Italia i partner di cittadini di altri paesi europei che abbiano contratto con essi patti di convivenza e matrimoni gay. Esiste, infatti, una precisa clausola di salvaguardia che rimette interamente al legislatore italiano la scelta sul modo di regolare questi problemi e, a legislazione vigente, questa possibilità non esiste».