L'intervento

Privi di un mandato elettorale popolare, il loro voto non è solo una risorsa di emergenza per affrontare momenti eccezionali, ma diviene il rituale strumento per tenere in vita un governo che oggi è in netta minoranza nel consenso popolare e annaspa in maniera evidente in Parlamento. Tutto ciò a prescindere dalla verifica dei voti, che anche il centro-sinistra ha dovuto accettare dopo mille rifiuti. Cossiga si adonta e ci sommerge di interviste e articoli per dare un senso patriottico alle sue scelte. Pur avendo rispetto per il Presidente emerito, e simpatia per il politico vulcanico che irrompe con arguzia e vis polemica da quindici anni nel dibattito politico, ci permettiamo di dissentire. Anche alla luce di quanto egli ha detto con clamore in Senato poche settimane fa. Cossiga ha insultato il Capo della polizia senza possibilità di replica. Ha inveito contro il governo, muto di fronte ad una sua interrogazione con la quale accusava vertici del Viminale, palazzo che conosce in ogni angolo, di aver stipendiato due noti cronisti di Repubblica per alimentare campagne contro il direttore uscente del Sismi. Cossiga ha presentato le dimissioni dal Senato - atto forte anche se indebolito dalla loro periodica riproposizione - con dichiarazioni di guerra degne di miglior causa. Già in precedenza il presidente Cossiga aveva annunciato in frequenti occasioni il suo ritiro dalla politica, smentito da repentini ritorni nell'agone. Non si deve dolere quindi se, uscendo ed entrando nella mischia, finisca per essere anche lui al centro di una discussione politica. Al Senato poi abbiamo visto gli effetti perversi della Calabria-connection. Mi riferisco all'emendamento salva-ladri presentato dal sen. Pietro Fuda, oggi nel centro-sinistra per il partito fondato da Loiero, ma noto per mutare schieramento con più frequenza delle camicie. O mi aiutate a salvare molti amici nei guai per condanne amministrative o scendo…. Questa la sostanza della richiesta di Fuda. Subito accolta da Prodi. I maxi emendamenti non vengono scritti nei corridoi, ma dagli uffici del Tesoro, che su ordine dei vertici massimi del governo hanno beneficiato i corrotti. Fuda evidentemente si è preso a cuore le loro sorti. Le ragioni si possono immaginare. Ma non c'è solo Fuda tra quanti sono passati dalla giunta calabrese di Loiero ai palazzi romani. Del governo fa parte anche Paolo Naccarato, addirittura sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, senza aver mai avuto voti sufficienti per esservi inviato dai cittadini. Ma per un fidato collaboratore di Cossiga i voti sono superflui. Fu proprio per intercessione del Presidente emerito che Naccarato, pronto a censurare le proteste del centro-destra per il ruolo anomalo dei senatori a vita, entrò nel governo. Cossiga certamente nell'esprimere i suoi voti non tiene in considerazione le cortesia ricevuta, su evidente richiesta, da Prodi. Il quale pur di avere qualche voto in più in Parlamento ha dilatato il suo governo aprendolo a chi di voti nel Paese non ne ha preso neanche uno. Ma forse a Cossiga potrebbe spiacere la caduta del governo Prodi-Naccarato, con Fuda in panchina….Morale: Cossiga vota per Prodi per la salute delle istituzioni. E se invece fosse proprio questo governo a far male all'Italia? In fondo la pensa come me anche Cossiga….Giuseppe, amico e collega deputato del centro destra. Che i meriti dei figli illuminino i Padri. * deputato di An