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Ma sulla legge è già iniziata la battaglia

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La sentenza del giudice del Tribunale civile di Roma passa la palla a Parlamento e Governo. Quest'ultimo, attraverso il ministro della Salute Livia Turco, ha già individuato una strada: l'applicazione, con decreti delegati, della convezione di Oviedo. Al suo interno sono già scritte norme fondamentali come il riconoscimento del testamento biologico, il no all'accanimento terapeutico e la regolamentazione del consenso informato, rimasto troppo spesso lettera morta o un atto formale non compreso da chi si deve sottoporre ad un trattamento. Il governo ripresenterà in Parlamento un disegno di legge delega con cui attuare nel nostro ordinamento la convenzione che riguarda appunto i diritti umani e biomedicina. Una convezione già ratificata dall'Italia che riguarda alcuni punti al centro della polemica politica e bioetica scatenata dalla vicenda Welby. «È un atto dovuto - ha detto il ministro della Salute Livia Turco - ma è grave che dal 2001 la delega sia stata lasciata decadere». Il ministro ha già contattato il collega di governo alla Giustizia, il ministro Mastella, che è anche il ministro concertante, il quale ha assicurato la sua disponibilità a riaffrontare la questione. La strada sarebbe in questo caso quella della legge delega e successivamente approvazione da parte del governo di alcuni decreti delegati necessari ad armonizzare la legge italiana a quanto prevede la norma della convenzione. La Convenzione di Oviedo Dalla Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea è stata adottata a Nizza il 7 dicembre 2000, e stabilisce che il consenso libero e informato del paziente all'atto medico non vada considerato solo sotto il profilo della liceità del trattamento, ma venga considerato prima di tutto come un vero e proprio diritto fondamentale del cittadino europeo, che riguarda il più generale diritto alla integrità della persona. In concreto, l'articolo 9 della Convenzione precisa che nel caso in cui per qualsiasi motivo il paziente non sia in grado di esprimere la propria volontà, si deve tener conto dei desideri precedentemente espressi: in sostanza il testamento biologico. La seconda strada resta quella tradizionale di un nuovo testo. Dalla commissione Sanità al Senato usciranno le norme per il testamento biologico, provvedimento auspicato nei giorni scorsi anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La voce «istituzionale» della scienza arriverà con il parere del Consiglio Superiore di Sanità, previsto per il 20 dicembre. Il 19 si riunirà il comitato di presidenza dell'organismo che si è imposto il voto del silenzio sul documento che verrà consegnato nelle mani del ministro della Salute Livia Turco. Ma la decisione sarà presa solo il giorno successivo in sede plenaria. Si tratterà solo di un atto tecnico d'orientamento per il ministro che ha chiesto agli esperti di sapere se le cure a Welby sono da considerare o meno accanimento terapeutico. Un parere, quindi, che non porterà di fatto a nulla nell'immediato. La decisione infatti, a legge invariata, resta quella del giudice.

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