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«Governo fuori dalla logica democratica» Ma è bagarre sul congresso del partito

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L'approdo di Alleanza nazionale nella famiglia del popolarismo avverrà nel 2009, anno delle elezioni europee. Nel frattempo il partito marcerà per gradi. Prima tappa, la federazione di centrodestra con Forza Italia e Lega Nord. A seguire, cabina di regia per le scelte di politica nazionale e liste comuni alle amministrative di primavera. «Si tratta di passare da un'alleanza elettorale ad una federazione basata su valori condivisi. Ed è anche un modo per non ripetere gli errori che abbiamo fatto quando eravamo al governo, grazie ad un confronto preventivo tra alleati». Gianfranco Fini apre l'assemblea nazionale del suo partito, convocata ieri all'hotel Ergife di Roma per la modifica dello statuto, con una relazione politica. Parla della inevitabilità di una maggior sintesi nel centrodestra. Consolida l'alleanza con Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Rincuora chi teme l'accantonamento della fiamma («Non ammainiamo la bandiera») anche se l'adesione alla «Fdl» (federazione delle libertà) comporterà, giocoforza, l'addio al brand missino. Attacca Prodi e il soccorso «grigio» dei senatori a vita («Fuori dalla logica democratica un governo che non rappresenta la maggioranza degli eletti»). Dà la linea da mantenere nei confronti degli (ex) alleati dell'Udc: semplicemente ignorarli. «Sarebbe un guaio - ammonisce i suoi - se ci fermassimo a capire cosa fanno gli altri. Evitiamo ogni polemica. Andiamo avanti per la nostra strada». Poi tocca al caso Welby. Il leader di An annuncia un rotondo no all'eutanasia, saziando i dirigenti sempre più famelici di cose di destra. «Non l'accettiamo - dice - perché la vita non è un bene di cui l'uomo può disporre a suo piacimento». La platea applaude. L'ex vicepremier apre poi al referendum sulla legge elettorale («Per noi è naturale sostenerlo, a patto che il Parlamento non intervenga nel frattempo»). L'adesione, tuttavia, non significa disponibilità delle strutture del partito per la raccolta delle firme. Negli ultimi dieci anni, Fini ha già lanciato An in due battaglie referendarie drammaticamente perse. E ora preferisce tenersi defilato. Circa la celebrazione del congresso, sollecitata dall'opposizione interna di Francesco Storace, il leader non promette nulla. L'agenda, per i primi mesi del 2007, prevede solo il rinnovo dei quadri provinciali e regionali del partito. «Valuteremo l'opportunità di un momento congressuale, - annuncia l'ex ministro degli Esteri - ma per fare analisi politica non per aprire la questione della leadership». A Storace non basta. E torna a chiedere che l'appuntamento si celebri entro il nuovo anno. Finito l'intervento di Fini, l'assemblea nazionale esamina le modifiche allo statuto. Tra le novità: l'elezione diretta dei coordinatori regionali, la semplificazione dei criteri di iscrizione al partito (sottratta all'arbitrio dei «signori delle tessere») e più spazi per le donne, a partire dalla coordinatrice del dipartimento pari opportunità, che ora è ammessa di diritto nell'esecutivo politico di via della Scrofa. L'assemblea approva a maggioranza. Quindici i voti contrari. Polemico come al solito Francesco Storace: «La relazione del presidente Gianfranco Fini è stata approvata a larga minoranza poiché è evidente che ha votato la metà dei delegati dell'Assemblea».

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