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Tregua con Berlusconi La competizione sarà sull'economia

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Ma Silvio vuole essere rassicurato: «Ma alle amministrative che volete fare?». E Pier: «Faremo alleanza con voi dovunque sarà possibile. Dove non ci saranno le condizioni, magari per problemi locali, andremo da soli». La telefonata di giovedì tra Casini e Berlusconi ha segnato la tregua di fatto tra il leader dei centristi e il capo del centrodestra. Una tregua almeno natalizia. L'ex ministro Beppe Pisanu, l'esegeta berlusconiano del pensiero democristiano, allarga le braccia e cita la filastrocca: «Mo' vene Natale, nun tengo denari, me leggo 'u giornale, e me vaco a curcà». E si mette a ridere. Insomma, dalle parti del Cavaliere non ci sono comunue troppe preoccupazioni. Tanto che Pisanu insiste: «Ci sono delle differenze di toni, ma siamo tutti uniti nell'opposizione». Che, tradotto, significa: fin quando c'è prodi siamo tutti da questa parte, dopo si vedrà. E tutto ciò che vuol dire? Che Casini sta tornando nella casa de padre? Che il vitello grasso, come ha deto Berlusconi nei giorni scorsi? No, anzi. Il bel Pier va dritto per la sua strada, anche se con qualche imbarazzo, visto che il contatto con il Cavaliere e l'eventuale telefonata era stata decisamente smentita ad inizio settimana dai fedelissimi del capo centrista. «Vabbè, che discorsi: adesso non devono nemmeno parlarsi», scherza Rocco Buttiglione. Che rimanda la palla nel campo avverso: «Guardate che tutto quello che scrivete è solo una montatura di Berlusconi, i rapporti non sono così aspri come si racconta». Ma che qualcosa sia cambiato all'interno del centrodestra lo dimostra anche la risposta che lo stesso Casini ha dato a un suo deputato che gli chiedeva se davvero non ha alcuna intenzione di entrare nella Federazione delle Libertà. s'è sentito un po' James Bond e ha detto sorridendo: «Never say never», mai dire mai. E allora? Si può dure che Casini abbia invertito rotta? Neanche per sogno. Buttiglione preferisce non rispondere e s'infila nel corridoio dietro l'aula di Palazzo Madama laddove l'ingresso ai giornalisti è vietato. Ma per sua sfortuna commessi in quel momento non ce ne sono. E l'ex ministro è costretto ad argomentare: «Berlusconi ha avuto un atteggiamento padronale. Dal primo momento voleva fare la Federazione che era un modo per fagocitare gli altri e continuare a decidere lui. Eh no, così non è possibile. Se il nuovo soggetto nascesse con altre regole ne potremmo discutere». Insomma, non si chiude la porte. Ma i centristi vanno avanti. Tanto che Mario Baccini crede che Casini può essere per l'Italia quello che fu Giscard d'Estaing per la Francia qualche anno fa. «L'iniziativa politica dell'Udc - spiega Baccini - ha moltissime similitudini con quanto è accaduto nella politica francese, dove nell'ultimo ventennio il pensiero della destra si è misurato e ha subito il condizionamento delle forze cristiano-sociale e liberale, aprendosi ad una visione più europeista e a una concezione più liberale dello Stato, della società e dell'economia». E proprio al mondo dell'economia guarda Casini. Sottolinea Buttiglione: «Berlusconi deve capire che esiste un elettorato non di sinistra, centrista, magari anche di centrodestra che è antiberlusconiano. E noi ci vogliamo allargarci in quella direzione». E cioé? «Cioè penso alla Cisl che vedono Berlusconi come un peccatore perché ricco, il capo del partito dei ricchi. Ma pur essendo non di sinistra non vengono da questa parte perché non volgiono votare Silvio. Ecco, noi vogliamo dare a questi un'alternativa». L'Udc lancia un'opa sul sindacato catolico. E non solo. Insiste Buttiglione: «Dobbiamo lanciare una nostra proposta forte in campo economico. Puntando a quelle categorie come i piccoli imprendotir, profondamente delusi dal centrosinistra. Oggi come oggi è più facile per noi conquistare Montezemolo. Ora dobiamo puntare ai piccoli». La partita è iniziata».

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