Rifondazione pronta a divorziare dal premier
E non potrebbe essere diversamente nel giorno in cui la Finanziaria è chiamata alla prova Senato. Ma anche se il clima si rasserena tra il Professore e gli sponsor della Fase 2, Fassino e Rutelli, l'impressione è che il confronto, più che superato, sia solo rinviato a gennaio quando sull'agenda si tratterà di stabilire le priorità del programma e si riproporrà il nodo del rapporto tra asse riformista e ala radicale della maggioranza. Dopo aver chiesto «cambio di passo» ed «accelerazione», il segretario dei Ds ed il leader della Margherita hanno scelto ieri di non parlare, lasciando al premier il compito di evidenziare l'unità e al vicepremier Massimo D'Alema di fargli da spalla per negare incomprensioni e polemiche sulla Fase 2. L'obiettivo di tutti è ora portare a casa una Finanziaria che con la sua gestione ha inevitabilmente stressato i rapporti nella maggioranza e tirare così un sospiro di sollievo. Ma, è il ragionamento in casa Ds e Dl, se l'unità ed il sostegno al governo non sono mai stati messo in dubbio, resta, al di là delle formule lessicali, la sostanza delle questioni messe sul tappeto, ovvero la necessità di accelerare sulle riforme strutturali che rinsaldino il rapporto in ribasso con l'opinione pubblico. «Chiudiamo con la finanziaria, facciamo una pausa e poi a gennaio sarà il momento di affrontare i nodi all'interno della maggioranza, ovvero il rapporto tra noi e l'ala radicale quando si parlerà di riforme», è la tabella di marcia indicata da ambienti della Quercia. Perché, chiarisce senza tanti giri di parole il presidente dei deputati dell'Ulivo Dario Franceschini, «la Manovra ha senso solo se dopo si fanno le riforme strutturali e, se finora l'Ulivo ha svolto prevalentemente un ruolo di mediazione, dopo dovremmo mettere in campo un po' di idee perché non possiamo solo mediare». Ds e Dl puntano, senza per questo mirare né ad indebolire il premier né a smarcarsi, a passare da mediatori a protagonisti anche per recuperare quel calo di consensi che con la Finanziaria si è scaricato sui primi partiti della coalizione. L'ala radicale è avvisata. Ma l'annunciata offensiva riformista fa già salire sulle barricate Rifondazione e Verdi. «Se Ds e Margherita provassero ad andare avanti sulla Fase 2, accordandosi con una parte dell'opposizione per fare a meno del Prc, significherebbe la fine della coalizione», avverte il segretario di Prc Franco Giordano, che oggi e domani riunisce il comitato politico del partito con l'agenda del dopo-finanziaria all'ordine del giorno. E il leader dei Verdi Pecoraro Scanio cavalca lo stop del premier alla Fase due: «Non serve una fase due ma una fase uno, che è la fase di applicazione rigorosa del programma che bisogna rilanciare con forza». Alla sinistra radicale replica Marina Sereni della segreteria Ds: «Il programma si attua tutto, non si possono realizzare solo le parti che piacciono ad alcuni». E l'elenco delle riforme da programma, evidenzia Sereni, fugando voci giornalistiche di malcontento diessino verso il ministro dell'Economia, sono quelle indicate ieri da Padoa-Schioppa che «dice esattamente le stesse cose che diciamo noi, fase 1 o 2 che dir si voglia». La dialettica tra le varie anime della coalizione sulle riforme è insomma già aperta. E per descrivere le diversità interne il ministro Mastella sfoggia cultura cinematografica: «Mica siamo come James Bond o come "Amici miei". Allora io dico a tutti quanti: amici miei ancora dobbiamo fare ancora la parte prima, nel senso di avere il massimo della coesione tra di noi».