Le polemiche

A movimentare Palazzo Madama il rimpallo di accuse tra maggioranza e governo per l'emendamento sull'accorciamento della prescrizione per gli illeciti contabili. Non solo. C'è stata anche la suspence per il voto di De Gregorio e di Pallaro. Il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro ha lanciato un vero ultimatum presentando un decreto per correggere l'emendamento. «La Finanziaria serve al Paese e quindi noi la votiamo ma sia chiaro che subito dopo un chiarimento politico sul tema della legalità e della giustizia è improcrastinabile per il mantenimento stesso della nostra presenza in questa maggioranza». E poi: «Non siamo qui a farci prendere in giro da chi utilizza strumenti leciti per fini immorali». L'ira di Di Pietro è contro «l'azione furbesca di qualcuno all'interno della maggioranza, e forse anche del governo, che ha inserito all'interno degli emendamenti un provvedimento disastroso per la credibilità dell'Unione, che è quello della prescrizione di fatto per i reati contabili commessi dalla Corte dei Conti». «È un emendamento - prosegue il j'accuse del leader dell'Italia dei Valori - che porta l'Unione a comportarsi alla Berlusconi maniera. Io e l'Italia dei Valori abbiamo combattuto per cinque anni le leggi ad personam del governo Berlusconi e con un sotterfugio viene introdotta questa norma che di fatto impedisce allo Stato di recuperare le somme che funzionari e dipendenti corrotti dello Stato si erano appropriati». L'attacco di Di Pietro è a un certo modo di muoversi della maggioranza che «sui temi della giustizia scimmiotteggia troppo il Centrodestra». Ma l'accusa di Di Pietro non va giù al presidente della Commissione Giustizia, il Ds Cesare Salvi: «Ma quale responsabilità dell'Unione? In realtà l'emendamento sulla prescrizione l'ha voluto il governo di cui lui fa parte. Quindi chieda un chiarimento ai suoi colleghi di governo». Immediata la replica di Di Pietro che avverte: «Nel governo e nei Consigli dei ministri, non si è mai parlato di questo emendamento». Ma mentre si consumava questo teatrino di accuse reciproche i riflettori si accendevano su De Gregorio e Pallaro. Tra i due è scoppiata la polemica perchè Pallaro ritiene che all'estero il senatore Sergio De Gregorio non lo conosce nessuno. De Gregorio lo ha quindi sfidato a contare i delegati di Europa e Nord America che hanno aderito ad Italiani nel mondo. Al momento del voto De Gregorio ha votato no accogliendo gli applausi del centrodestra. Per Pallaro invece sì alla Manovra. «Voto sì convinto e contento» annuncia Luigi Pallaro sottolineando che non viene «certo in Italia per far cadere il governo». Pallaro esprime soddisfazione per il fatto che nella Finanziaria sono stati trovati 52 milioni di euro per gli italiani all'estero.