L'Arcigay divorzia da Fassino, è diventato di destra
È una decisione sofferta, assunta dopo 25 anni ininterrotti di iscrizione al più grande partito della sinistra italiana. Le tue dichiarazioni sulle adozioni alle persone omosessuali sono l'ultima offesa di una lunga serie di atti formali, che non mi permettono più di essere iscritto...». È quanto scrive in una lettera indirizzata al segretario dei Ds, Piero Fassino, il segretario nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso. «Il segretario dei Ds - prosegue la lettera di Mancuso - si scaglia contro la genitorialità omosessuale, argomento fino ad oggi utilizzato dalla destra. Come militante della sinistra italiana ti esprimo la mia profonda delusione e la presa d'atto, che la classe dirigente dei Ds non può comprendere cosa avviene concretamente nella società, perchè non conosce, non approfondisce i temi, tratta questioni delicate con superficialità». «Se tu fossi stato più accorto ed informato - spiega ancora il leader dell'Arcigay - avresti saputo che esistono nel nostro Paese diverse centinaia di migliaia di genitori omosessuali, e da tempo sono presenti anche famiglie omogenitoriali, soprattutto formate da due donne. Dal tenore delle tue dichiarazioni ("i bimbi non possono crescere con due persone dello stesso sesso") si evince che la prossima frontiera sarà quella di predisporre una legge che tolga alle madri lesbiche la potestà dei propri figli, per affidarli alle amorevoli cure di famiglie eterosessuali, possibilmente sposate in chiesa». Mancuso sottolinea come, guardando all'estero, «non è colmabile» il «baratro» con le politiche messe in campo dai partiti del socialismo europeo. «Prendete la parola per marcare lontananze, per evocare recinti etici, per mettere in guardia - accusa Mancuso - rispetto ai processi reali della società moderna. Per questo stai zitto quando i nostri fratelli e sorelle sono violentati, picchiati, derisi. Per questo pensi che il tema del riconoscimento della dignità lesbo-gay-bisexual-transgender sia una concessione "difficile" e non la logica concretizzazione dei valori della sinistra». «Rassicuri tutti i giorni la gerarchia cattolica - prosegue la lettera del segretario dell'Arcigay - perchè entrambi condividete l'idea che esista un primato morale da rispettare, che invece la sinistra ha combattuto e che grazie ai movimenti delle donne, dei diritti civili, ha dovuto lasciare il passo all'autodeterminazione delle persone, alle libertà democratiche. Naturalmente nei Democratici di Sinistra, si impegnano donne e uomini, che quotidianamente sono al nostro fianco, che negli anni hanno dimostrato concretamente la propria vicinanza, ma tu hai deciso di non rappresentarli». «Avevo riposto, dopo Pesaro, molta fiducia nei tuoi confronti, conoscevo la tua serietà e determinazione. Negli ultimi tempi, forse a causa del fatto che il progetto del Partito democratico prevede un mutamento genetico della sinistra riformista di cui sei il massimo rappresentante, le tue promesse sui Pacs, sulle norme anti discriminatorie, sul riconoscimento della cittadinanza gay e lesbica, sulla salvaguardia della laicità, si sono perse e con loro la fiducia di tanti e tante di noi. È bene, quindi, segnare una marcata distanza tra il mio impegno personale dentro il movimento lgbt e un partito che - conclude Mancuso - sembra aver smarrito il senso dell'umanità e del socialismo democratico». Ieri ha risposto a Mancuso Marco Filippeschi, responsabile Istituzioni della segreteria nazionale dei Ds: «Deve valere la politica, più che una sensibilità che si è sentita toccata. Deve prevalere sui gesti esasperati la vocazione ad unire, tanto più mentre siamo dentro ad un confronto difficile su tanti temi delicati».