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Saranno controllati 4 milioni di voti Soddisfazione nei due schieramenti

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Seimila seggi, 4 milioni di schede. La decisione, frutto di un compromesso tra i poli, viene presa praticamente all'unanimità. Ma con infinite polemiche nel mondo politico. Il clima in Giunta, in questi giorni di «tour de force», è stato tutt'altro che sereno. Con le posizioni dei poli che sembravano inconciliabili: la Cdl ferma nella sua richiesta di ricontare tutte le schede di tutti i seggi e l'Unione che invita prima a concludere le 26 relazioni circoscrizionali. Stanotte però la svolta. La Giunta riesce a terminare l'esame delle relazioni. Mentre il presidente Donato Bruno (FI) chiede di mettere subito ai voti l'istituzione del Comitato di verifica nazionale, l'organismo della Giunta preposto a ricontare i voti. L'Unione dice «sì», ma a due condizioni: prima si deve decidere sul «caso Previti» e poi si devono individuare i criteri per il funzionamento del Comitato. Solo dopo si penserà alla sua istituzione. E così accade. Ieri mattina il Comitato per le incompatibilità ha dato il via libera per proporre alla Giunta la proposta di avviare la procedura di decadenza dal mandato di parlamentare per Previti (condannato a sei anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per la vicenda Imi-Sir). Quindi si passa a stabilire i criteri per il lavoro del Comitato a cui tocca il riconteggio. La Cdl insiste per riesaminare tutte le schede, mentre l'Unione spinge per la riconta a campione. Prima parlando del 5% dei seggi e poi, con il capogruppo dell'Ulivo in Giunta Donata Lenzi, del 10%. Il centrodestra sulle prime dice «no». Poi accetta. Anche perchè «passa» un altro «compromesso»: se riesaminando le schede del 10% dei seggi spuntano irregolarità il controllo si estende. All'intesa non ci sono più ostacoli. E così la Giunta approva l'istituzione del Comitato di verifica e gli affida due compiti: ricontare i voti di 6 mila seggi (4 milioni di schede) in 6 mesi (fino a luglio 2007) e ricontrollare le anomalie emerse nelle relazioni circoscrizionali. I poli comunque cantano vittoria. Per entrambi però è un sorriso amaro. Per l'opposizione perchè se non risultassero irregolarità la riconta si fermerebbe lì. E per la maggioranza perchè è stata costretta sia dalla decisione della Giunta del Senato, che ha dato il via al controllo dei voti per spuntare «l'arma dei brogli» alla Cdl, sia dalle polemiche scoppiate sul film-documentario di Enrico Deaglio. Eloquente su questo la preoccupazione del segretario Ds Piero Fassino: «Se passa il principio che se si sospettano dei brogli si riconta, non c'è più certezza di nulla». Il centrodestra è euforico. «Ottima notizia», commenta il capogruppo di An al Senato Altero Matteoli. Qualcuno, come il leghista Roberto Calderoli, si spinge a chiedere l'esercizio provvisorio, visto che, secondo lui, la legittimità del governo Prodi è ora più dubbia che mai e la Finanziaria dovrebbe essere messa da parte. Molto più freddi quelli dell'Udc: il segretario Lorenzo Cesa plaude alla notizia del riconteggio, ma invita tutti a manifestare «senso di responsabilità». Anche nel centrosinistra si confrontano due anime: quella del fair play, che ha portato a votare per il nuovo conteggio, e quella preoccupata per le conseguenze politiche della vicenda. Interprete della prima è il presidente della Camera Fausto Bertinotti, convinto che la decisione della giunta sia «una scelta ragionevole e tranquillizzante». Bertinotti, che ha sempre difeso la correttezza del risultato, ritiene che non ci sia nessun problema a controllare di nuovo. Anche Francesco Rutelli crede giusta la decisione della Camera: «Non c'è motivo al mondo per non verificare tutti i voti espressi dagli elettori». Invece a Piero Fassino la decisione presa a Montecitorio non è piaciuta per niente, sebbene sia stata presa anche dai rappresentanti del centrosinistra: «Sono preoccupato perchè un sistema politico si deve fondare sulla certezza delle regole: se passa il principio che si riconta se si hanno sospetti di brogli

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