Nella maggioranza cresce il malumore
L'Unione è chiamata ancora una volta a dimostrare la propria capacità di tenuta nel voto di fiducia, il decimo in sei mesi, sul maxiemendamento sostitutivo della Finanziaria. E, nonostante sembri da escludere l'ipotesi di un inciampo, non mancano, nel centrosinistra, i malumori nei confronti del testo messo a punto dal governo. Il centrodestra va all'attacco di un pacchetto di norme fatto di «sole regalie» e «marchette», mentre lamentele arrivano, esplicite, soprattutto dalla sinistra radicale. Il Prc fa sapere che «la Finanziaria, nella sua versione definitiva, rappresenta un passo in avanti, ma non è la manovra di Rifondazione comunista». Ci sono aspetti positivi, osserva il capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena, ma il capitolo della ricerca «lascia a desiderare» e sui costi della politica «serviva più coraggio». Fa discutere, più di tutto, però, e preoccupa l'Ulivo, l'inserimento, all'ultimo comma del maxiemendamento, di una norma che di fatto allarga le maglie della prescrizione per i procedimenti di responsabilità contabile alla Corte dei Conti. La maggior parte della riunione dei gruppi dell'Unione al Senato è incentrata su questo tema con l'Ulivo che punta i piedi chiedendo che venga tolta dalla manovra. Ma nel testo ci sono anche norme assolutamente «fantasiose». Rottamazione. Gli italiani sono ormai abituati ad attendere i provvedimenti di rottamazione per cambiare l'automobile: quest'anno dovranno però fare i conti con una serie di novità previste dalla legge finanziaria. Intanto esiste uno sbarramento «di classe»: chi rottama la macchina non può avere lo sconto se compra una autovettura superiore a 1300 cc di cilindrata. A meno che il rottamatore non abbia una famiglia numerosa. Quanto numerosa? Molto numerosa: almeno sei componenti, ovvero padre, madre e quattro figli. Come ha osservato il senatore Giuseppe Vegas, se uno ha tre figli e la moglie incinta dovrà comunque rassegnarsi a stiparli in una 1300. Giocare d'azzardo, ma con giudizio. La Finanziaria prevede l'istituzione di un nuovo concorso pronostici su base ippica, l'introduzione di scommesse a quota fissa e a totalizzatore su simulazioni di eventi e apporta significative modificazioni al gioco del lotto: tutti strumenti che servono a gettare nuove entrate nelle casse dello Stato per centinaia di milioni di euro, attirando la popolazione su scommesse di ogni tipo, dai cavalli alle macchinette, dal lotto al superenalotto. Tuttavia il maxiemendamento prevede anche una norma che stanzia ben 100 mila euro l'anno, per tre anni, per realizzare campagne d'informazione tra i giovani affinché conoscano «la realtà dei rischi derivanti dal vizio del gioco». In sostanza il Ministero delle Finanze fa Lucignolo e quello della Pubblica Istruzione veste i panni del Grillo parlante. Retribuzione manager di Stato. La norma era stata annunciata con grande enfasi: la parola d'ordine era tagliare le retribuzioni dei manager di Stato. Articoli e graduatorie avevano fatto scoprire al Paese che, in cambio di prestazioni non sempre esaltanti, venivano riconosciute a questi manager retribuzioni a volte superiori al milione di euro l'anno. Il maxiemendamento è intervenuto con un comma che rappresenta un capolavoro di rigore all'italiana: nel primo allinea si afferma che i manager delle società partecipate dal Ministero del Tesoro non possono guadagnare più di 500 mila euro all'anno. Nel secondo allinea si aggiunge che tale retribuzione può essere comunque aumentata del 50 per cento se vengono raggiunti gli obiettivi previsti nella parte variabile della retribuzione contrattuale. È a questo punto, quando tutti credono che i manager non potranno guadagnare più di 750 mila euro l'anno, che spunta il terzo allinea: il Governo, in casi motivati, potrà comunque derogare.