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Mussi espulso dalle Università

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Lo ha deciso la Conferenza dei Rettori per protestare contro la Finanziaria-capestro. Davvero una brutta notizia per lui che ha passato gli ultimi mesi a girovagare da un'università all'altra (talvolta accolto dagli studenti con fischi e lazzi come è successo all'Aquila e a Napoli dove i giovani sono stati anche caricati dalle forze dell'ordine), da un Istituto di Ricerca a un Centro d'eccellenza. Ovunque si fermasse il ministro, accolto dalla grancassa accademica che aveva sostenuto la sinistra e salutato favorevolmente il suo governo, dispensava perle di saggezza: bisogna sostenere la ricerca, è in ballo il futuro del paese, più soldi all'università, basta fuga di cervelli ecc. Predicava bene e razzolava male. Che di soldi in più per la ricerca e l'università non ce n'erano (nonostante le rassicurazioni di Mussi) già un mese fa la Crui l'aveva denunciato quando nel delineare lo stato dell'Università italiana aveva gridato: Siamo alla canna del gas. La Finanziaria con i previsti tagli ai fondi ordinari intanto screditava il ministro e soprattutto il programma elettorale dell'Unione che aveva messo l'istruzione, la scuola, l'università tra le priorità inderogabili. Poi il colpo di scena: Mussi, ministro del governo Prodi ma anche esponente di una certa correntina Ds si buttava nella mischia con l'intento di soffiare la poltrona a Fassino. Infine il maxiemendamento così punitivo nei confronti della sua Università, che si è rivelato un boomerang per il ministro stesso ma anche per l'istituzione. In segno di protesta per una Finanziaria che mette a rischio la sopravvivenza di 1.800.000 studenti e migliaia di ricercatori, contro un governo ostinatamente «chiuso e sordo» nei confronti dell'istituzione, la Crui (Conferenza dei Rettori) ha dunque sospeso ieri la seduta dell'Assemblea generale inscenando una clamorosa protesta. I Rettori, in pratica, hanno chiesto agli Atenei di non invitare più Mussi e gli altri membri del Governo a manifestazioni «significative», prima fra tutte la solenne cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico. La manovra della vergogna ha mobilitato anche la base. «L'allarme sul finanziamento ordinario agli atenei e gli effetti che il taglia-spese Bersani avrà sul funzionamento delle università non ha ricevuto risposta» hanno spiegato quelli dell'Unione degli Studenti «Non accetteremo di pareggiare i conti dei tagli con nuovi aumenti della tasse universitarie. Si rendono necessarie quindi nuove mobilitazioni». Gli studenti, finora frenati da un sindacato compiacente, vogliono scendere in piazza per protestare contro il governo nel quale avevano riposto tanta fiducia e speranza. E quelle stesse barricate che furono inscenate contro il governo Berlusconi e l'allora ministro Moratti le vorrebbero indirizzare a Prodi e colleghi. «Il prossimo anno - spiega l'Unione degli Studenti - potremmo ritrovarci con aumenti del 50% delle tasse universitarie se non arriveranno i fondi. Molti atenei sono già ai limiti e ulteriori tasse li porterebbero al collasso». L'iniziativa dei Rettori, unica nel suo genere, dà fastidio alla maggioranza. Matteo Renzi (Margherita), presidente della Provincia di Firenze, l'ha trovata «esagerata ed ingiusta. Se davvero si hanno a cuore le sorti dell'università italiana, perchè puntare il dito soltanto sull'esecutivo? Sarebbe interessante capire se il mondo universitario, quando ha in prima persona la possibilità di incidere dal punto di vista legislativo, sa passare dalla protesta alla proposta». Sulla protesta dei Rettori giudicata «sacrosanta» l'interpretazione del senatore di AN Giuseppe Valditara: «Per l'università è arrivata la clamorosa presa in giro. La cosa più negativa è che si prevedono tagli ancora maggiori, per oltre 200 milioni di euro, sul fondo di finanziamento ordinario per il 2008 su cui continueranno ad operare i tagli della legge Bersani». E una lettera aperta potrebbe arrivare alla senatrice Rita Levi Montalcini da Azione universitari

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