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«Prodi non ha mantenuto le promesse»

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Il segretario generale dell'Ugl: la manovra colpisce lavoratori e pensionati

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Renata Polverini, segretario generale dell'Ugl e, soprattutto, prima donna alla guida di una organizzazione sindacale in Italia e in Europa, ha le idee ben chiare sulla «stagione dei fischi» inaugurata dal governo di centrosinistra. Come mai proprio questa coalizione ne sta rimediando tanti? «Fa specie perché si tratta del centrosinistra ma le aspettative che si erano create rispetto al programma elettorale e ai cinque anni di opposizione quando gridavano che c'era poca attenzione ai più deboli sono andate deluse. La Finanziaria non ha rispettato nessuna promessa fatta con enfasi in campagna elettorale». Un libro dei sogni? «Con un programma così corposo il governo doveva partire col piede giusto dando riconoscimenti alle classi più deboli. Invece è partito male, molto male, dando messaggi assolutamente contradditori e confusi anche all'interno della coalizione». E poi la finanziaria... «Una manovra deludente, diversa dalle esigenze del Paese che è andata a cogliere sui soliti noti, lavoratori e pensionati. Dovevano incidere su salari e pensioni con la riduzione del famoso cuneo fiscale che invece è andato solo a favore delle imprese perché la parte dei lavoratori è ricmpresa negli assegni assegni famili a favore dei nuclei numerosi che, in Italia ormai sono veramente pochi. Poi le imposte locali, con l'aumento dell'Ici, dovevano punire i Suv e invece hanno aumentato il bollo di chi non ha avuto la possibilità di cambiare auto. Per non parlare del Tfr, la cosa più grave, che lede un diritto individuale del lavoratore su quello che è il proprio salario mettendo in discussione il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese e dei dipendenti. Una decisione presa dal governo in modo unilaterale e ratificata da Cgil, Cisl e Uil. Aspettavamo una inversione di tendenza ed invece abbiamo una manovra che divide il Paese che per arrivare a tutti non soddisfa nessuno». «Figlia» di una coalizione poco coalizzata? «È il prodotto di un governo composto da politici che non hanno il coraggio di scegliere e così scontentano tutti». I fischi a Mirafiori per chi erano? «A Mirafiori c'erano i segretari, per carità erano al governo però trovandocisi Cgil, Cisl e Uil si li sono presi loro. Peraltro i lavoratori accusavano il sindacato di essere una stampella del governo...» È così? «Non credo e spero non sia così ma l'impressisone che hanno gli altri è questa. Il malessere non è strumentale nè temporaneo, sta crescendo verso un governo che non rivolge la propria attenzione al mondo del lavoratori, il sindacato non riesce ad imterpretare le esigenze di questo mondo e viene criticato. Gli operai non sono distratti, sanno leggere e capire: il sindacato non esprime in modo efficace la propria autonomia». Crede che nel terzo millennio il sindacato abbia ancora un senso? «L'unione dei lavoratori da più forza a ciascuno. Certo è che il sindacato ha necessità di accelerare il processo di trasformazione interna per rapportarsi con operai e pensionati ma soprattutto con nuove forme di lavoro, indirizzate in particolare a giovani e donne». Anni '70 addio? «Il mercato del lavoro non è più quello degli anni '70, è cambiato e quindi pensare di mantenere i sindacati con lo stesso schema mentale e organizzativo non serve. Bisogna ripensare il ruolo e interpretare le nuove esigenze per rispondere in modo efficace». Conciliando vechio e nuovo? «Si deve riuscire a conciliare nuove e vecchie esigenze e si può fare all'interno delle confederazioni trovando il giusto equilibrio per non mettere le persone contro ma per creare maggiore solidarietà».

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