Il premier contestato pure dagli artigiani
Il portavoce: «Solo drappelli aizzati»
Dopo essere stato inveito all'uscita dall'Hotel Plaza, dove si è svolta l'assemblea annuale degli artigiani della Cna, al premier non resta che riparare nel buon nemico di sempre, il Cavaliere, pronto a mostrarsi magnanimo con l'antagonista in evidente difficoltà. «Devo esser sincero? Mi dispiace» ha detto Berlusconi commentando l'ennesima contestazione a Prodi, che continua a difendere a spada tratta la Finanziaria. Meno male che a consolarlo c'è Silvio, soprattutto ora che gli attacchi degli alleati al premier si moltiplicano, e da ogni parte d'Italia per il presidente del Consiglio dei ministri piovono fischi e non applausi, tanto da far ironizzare sulla nascita di un «Prodi detector», un segnalatore della presenza del premier sul territorio nazionale registrata proprio dagli inconfondibile suoni di disprezzo, come ha sintetizzato il senatore Udc Francesco Pionati. Che momentaccio. Da Bologna a Roma, scendendo a Termoli (dove davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori ieri è cominciata una petizione dei comunisti di Ferrando per rompere con Prodi) è tutto un agguato. L'ovazione non arriva neanche quando il premier è in compagnia di Bersani, che ieri davanti a una platea di musi lunghi per i 60 anni della Cna del presidente Ivan Malavasi, ha detto che «le tasse stanno antipatiche anche a me». Ma è all'uscita dal Plaza che arrivano i fischi. «Ma quali fischi? sono drappelli aizzati», spegne le polemiche il portavoce del presidente del Consiglio, Silvio Sircana, che ha sentito solo applausi. «Prodi, Bersani e Visco sono stati applauditi a lungo dall'assemblea nazionale degli artigiani» spiega Sircana per cui «andrebbero fischiati piuttosto, e sonoramente, i cinque anni del Governo Berlusconi che hanno ridotto l'Italia così». «Tra cinque anni la nostra manovra sarà capita e gli errori perdonati» ha difeso a spada tratta la Finanziaria, Romano Prodi, spiegando di aver «scommesso tutto» su questa manovra, anche se riconosce che «altri metodi» di lavoro e di concertazione sarebbero stati possibili. Un punto, quest'ultimo, che il professore tiene a sottolineare in modo particolare, all'assemblea degli artigiani della Cna, chiedendo «scusa» per gli «errori tattici». Ma comunque, è certo il presidente del Consiglio, anche questi errori tra cinque anni saranno «perdonati» al governo, quando «si capirà il senso della sua azione». Il professore parla a tutto campo di economia: «La divisione tra l'Italia onesta e quella disonesta non è mai stata concepita dalla maggioranza, è un quadro dato dai media con un chiaro interesse politico», dice esprimendo la convinzione che l'obiettivo di crescita dell'1,3% indicato nella finanziaria per l'anno prossimo sarà sicuramente superato, perché la manovra è tutta «proiettata verso lo sviluppo». Insomma, si tratta di una finanziaria che Prodi rifarebbe punto per punto, sia pure con un metodo di confronto diverso. «Forse abbiamo fatto qualche riunione sbagliata, ma abbiamo deciso sempre la cosa giusta, la finanziaria la rifarei identica ma in modo diverso, con tavoli più articolati», afferma rispondendo alle critiche delle piccole imprese di aver dato molto spazio, nella concertazione, solo ai sindacati confederali e alla grande impresa. Il presidente del Consiglio, quindi, non sconfessa nulla ma si ammorbidisce nel replicare alle critiche di alcuni settori produttivi. Poi entra nel vivo delle misure e spiega: «Negli ultimi anni l'Italia era venticinquesima su 25 paesi europei nei dati di crescita, ora possiamo puntare almeno alla mezza classifica, possiamo rientrare nel gruppo di testa».