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di ALDO COSTA CANDIDATO premier? Sì, non mi sottraggo se posso essere utile, ma se verrà fuori qualcun'altro ...

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Così Silvio Berlusconi parla del futuro, ma anche del passato e del presente. La presentazione del libro di Bruno Vespa «L'Italia spezzata», ieri a Roma, diventa un «one man show». «Credo che non ci si può sottrarre alle responsabilità»: il presidente di Fi rilancia la sua leadership nella Cdl, spiegando che «se sarà utile e indispensabile» a tenere unita la coalizione, come finora è successo, resterà lui il leader e quindi il prossimo candidato premier. Il Cavaliere cita gli ultimi sondaggi secondo i quali «Forza Italia è al 31% e il 76% di coloro che sostengono la Cdl vede in me il candidato premier per il prossimo governo». Quindi, è il ragionamento di Berlusconi, «se ci fosse qualcun altro» pronto a sostituirmi «io sarei più felice», ma «fino a quando sarà utile e indispensabile», resto io alla guida del Polo. Per i fischi a Romano Prodi prova dispiacere, perché sono indirizzati al presidente del Consiglio, ma lui, la Finanziaria, visto che i conti li ha lasciati in ordine, proprio non l'avrebbe fatta così: «massimo da 15 miliardi di euro, tutta con limitazioni e tagli alla spesa». E poi rilancia l'idea della Federazione. Alla domanda, postagli a bruciapelo su cosa ne pensi il leader di An, Gianfranco Fini, Berlusconi risponde: «Fini è entusiasta di questa idea. L'ho visto. Ne ho parlato anche con Bossi e con Rotondi». Inevitabile il questo successivo: e il leader dell'Udc Casini? «Verso Casini - risponde il Cavaliere - ci sono porte aperte, braccia spalancate, quotidiano ingrassamento del vitello: di più che posso fare?». Berlusconi ricorda anche quanto con l'esperienza di governo quinquennale l'alleato Udc abbia ottenuto dalla coalizione. Cita i parlamentari ottenuti dai centristi con il 3,2 % dei voti, la presidenza della Camera, la vice presidenza del Consiglio per Marco Follini e consiglieri nel Cda Rai. E non dimentica la nomina di Rocco Buttiglione a commissario europeo, aggiungendo: «Poi ce lo hanno rimandato indietro, ma noi l'avevamo mandato». A chi gli chiede se abbia accolto con piacere il rientro dell'esponente centrista, il Cavaliere ha risposto: «Certo, abbiamo anche ringraziato». E comunque «ho incontrato Cesa e mi ha confermato che l'Udc resta nel centrodestra, sarà alleato con noi alle prossime amministrative». Rende noto anche un particolare dell'accordo con i centristi: «Dove non riuscissimo a trovare una candidatura unitaria potremo indire consultazioni tra gli elettori, cioè le primarie, anche se spero non si debbano attuare». Sul decreto Gentiloni, per il riassetto del sistema televisivo, il cavaliere ha una battuta bruciante: «Non penso che alla Camera e al Senato vi siano così pochi galantuomini da approvare una legge del genere». L'ex premier è possibilista sul referendum sulla legge elettorale. «Stiamo esaminando la questione, ma non abbiamo ancora deciso». Il leader di Fi parla della necessità di «perfezionare l'attuale sistema elettorale» contro il «diritto di veto» dei cosiddetti partiti minori rispetto a «quelli più grandi». Il Cavaliere considera positivo tutto ciò che rafforza il bipolarsimo e quindi non boccia l'idea di un referendum: «Spero si vada in questa direzione, sarebbe una bella spinta per superare le divisioni e i veti» delle forze minori della coalizione del centrodestra. Berlusconi spiega che «il referendum preoccupa la Lega», ma stiamo valutando la questione per trovare una soluzione condivisa. Sugli avversari un'affermazione secca, ma estremamente significativa: «Massimo D'Alema è certamente un avversario ma anche un possibile interlocutore». C'è anche lo spazio per una battuta: «L'altro giorno un ragazzino mi ha dato la mano e rivolto alla mamma ha detto: non me la laverò mai piu. Allora, io gli ho spiegato di non prenderla come scusa perchè non ti piace lavarti le mani...».

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