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Oggi il vertice con Berlusconi per lanciare la «nuova Cdl»

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E insiste sui due binari: il primo è la Federazione delle libertà. Oggi vedrà Silvio Berlusconi, con il quale stringerà l'accordo per dare il via libera al nuovo soggetto politico e assieme studieranno i prossimi passi soprattutto di assetto interno. È possibile infatti che Forza Italia, An e Lega arrivino a federare all'inzio del prossimo anno i gruppi parlamentari cominciando dai direttivi. «Dobbiamo accelerare, possiamo farla anche nella prima metà del 2007», racconta Fini agli esponenti del partito alleato. Il trio del 2 dicembre Berlusconi-Fini-Bossi va avanti e cerca di mettere nell'angolo Pier Ferdinando Casini, costringendolo in pratica a scegliere se restare davvero fuori o cercare di rientrare. L'altro binario del presidente di An è continuare a giocare a tutto campo, fuori dai recinti classici della destra puntando all'intera Cdl. E quella che viene considerata un'apertura sulle coppie di fatto in realtà è solo una conferma di una linea cominciata mesi fa. Il 12 settembre dell'anno scorso, quando Fini spiegò: «Non si può equiparare la famiglia intesa come unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio alle cosiddette unioni di fatto, ma è giusto rimuovere eventuali discriminazioni che negano i diritti individuali e personali dei cittadini che danno vita ad una unione di fatto». E aggiunse: «Un conto è prevedere che non ci siano discriminazioni se c'è una coppia di fatto, altro è metterle sullo stesso piano delle famiglie». Spiegò anche che si tratta «di materie sulle quali occorre un confronto e che non vanno utilizzate in campagna elettorale per incontri di pugilato». «Se ci incontreremo su questo senza demonizzazioni - concluse - ci guadagna la politica e ci guadagnano i cittadini». Due mesi dopo tornò sull'argomento. Il 19 novembre, in un'intervista a «Qn», sottolineò: «Non sono mai stato favorevole. Ho solo detto che, pur essendo la famiglia un'altra cosa, le unioni di fatto esistono e per questo generano dei diritti individuali che vanno tutelati. Come? Rimuovendo eventuali discriminazioni. Il che, con mio sommo piacere, è stato sostenuto anche dal cardinal Pompedda». Fini aprì dunque una strada che tornò a ricordare il 16 gennaio: «Io non demonizzo unioni e convivenze, ma attenzione a non cadere nella tentazione opposta di equipararle giuridicamente al matrimonio». Concetti poi ribaditi ancora alla conferenza programmatica di febbraio. Passa la campagna elettorale e Fini torna sul tema il 18 luglio: no ai matrimoni tra omosessuali, sì al riconoscimento dei diritti di chi convive. «Non possiamo far finta - dice al Corriere della Sera - che, al di fuori del matrimonio, non esistano altre forme di convivenza. E quando parlo di matrimonio parlo unicamente di unione tra uomo e donna. Non si tratta neanche di equiparare le unioni di fatto al matrimonio, nè di copiare i Pacs francesi, ma di garantire a diritti individuali non riconosciuti soluzioni normative a livello di fisco, di successione, di assicurazioni sociali. Ma escludendo l'adozione o il ricorso alla fecondazione artificiale assistita». E il documento che l'esecutivo di An vara proprio quel giorno è ancora più specifico: «Centrare le politiche sociali sulla famiglia non significa misconoscere che esistono altre forme di convivenze, diverse dal matrimonio, che è e rimane unicamente l'unione tra uomo e donna. Non si tratta di equiparare le unioni di fatto al matrimonio né di copiare i pacs francesi ma di garantire a diritti individuali non riconosciuti in assenza di un vincolo matrimoniale soluzioni normative imperniate su aspetti fiscali, successori o delle assicurazioni sociali, escludendo l'adozione o il ricorso alla fecondazione artificiale assistita e ribadendo con forza il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre». La strada dunque è aperta. E domenica Fini chiederà il via libera al suo partito aprendo a una sostanziale novità nell'assetto interno con l'elezione diretta dei coordinatori regionali; per il segretario pol

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