«LE sue dichiarazioni non hanno sottolineato la gravità della conferenza».
E ora, vuole un governo che adotti una linea a tutela di tutti gli interessi: «È ora che con l'Iran vengano poste delle condizioni». Onorevole, il ministro D'Alema ha definito «inqualificabile» la conferenza di Teheran sulla Shoah. Parole dure? «Non di certo. Da una parte non credo che D'Alema abbia voluto accostare il termine "inqualificabile" al meeting sull'Olocausto nel senso stretto del termine, ma sicuramente le sue dichiarazioni non hanno sottolineato la gravità della conferenza sulla negazione dell'Olocausto. Il resto del mondo ha manifestato la sua disapprovazione con parole sicuramente più dure, mentre l'Italia non l'ha fatto. Il governo italiano, in questo modo, sembra compiere un atto dovuto. Non si legge una vera condanna a un regime». Le dichiarazioni di D'Alema ci indeboliscono? «Nell'ambito del mondo Occidentale questo è un problema che non dovrebbe crearsi. Certo, aver dichiarato al mondo intero di voler trattare con l'Iran, in parte ci indebolisce. Ma il problema nasce dal fatto che, se davvero si vuole mediare e cercare un dialogo con questo Paese, è bene porre anche delle chiare condizioni e le modalità con le quali attuarle. Ma soprattutto dobbiamo avere una chiara posizione con la quale presentarci». Come è possibile, ora, trattare con l'Iran? «Le modalità di trattazione con l'Iran in realtà sono di natura prettamente politica. Bisogna però prendere bene in considerazione le differenze tra il nostro e il loro Paese, che è una nazione che, a oggi, ha rapporti e aiuta il terrorismo. Per esempio, è chiaramente noto l'apporto finanziario che dà al gruppo Hezbollah. Bisogna poi non lasciare al caso, quando ci sediamo al tavolo della trattazione, la questione del nucleare. L'Iran deve capire che queste modalità da noi non vengono assolutamente accettate. E loro, per dialogare con noi, devono rinunciare a tutto questo. Se le nostre condizioni vengono accettate...». Condizioni che, per ora, l'Italia non ha posto con pugno fermo... «Noi per ora non abbiamo posto dei paletti e forse è arrivato il momento di iniziare a farlo, anche se non sarà un processo facile perché l'Iran rappresenta una grande potenza in tutta l'area mediorientale». Fab. Per.